DIREZIONE DIDATTICA ARONA II
PROVINCIA DI NOVARA
- ITALIA -
SCUOLA ELEMENTARE DI LESA
ANNO SCOLASTICO 1999/2000
PROGETTO SOCRATES (MOISE)
I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
PREMESSA
Nell'attuale
fase di rinnovamento del nostro sistema scolastico può essere
utile proporre una riflessione sulla situazione e sulle prospettive
dell'istruzione anche di quei bambini che provengono da paesi stranieri,
da culture diverse e che trovano difficoltà nelle modalità
di comunicazione in una lingua diversa da quella madre.
Occorre
tenere presente le problematiche che questi bambini incontrano quando
si inseriscono in una classe in cui ogni tipo di rapporto tra le
persone (adulto–bambino, bambino–bambino) si svolge solo usando
un linguaggio complesso come può essere la lingua italiana.
IL LAGO MAGGIORE
Siamo
nella Scuola Elementare di Lesa, una cittadina di circa 2000 abitanti,
situata sulle rive del Lago Maggiore in provincia di Novara (Italia).
Una
delle attività più importanti della nostra zona è
il turismo.
La
presenza di molti laghi tra cui il più grande è il
lago Maggiore (secondo lago d'Italia per capienza), il clima mite,
che permette lo sviluppo di una flora rigogliosa e la presenza di
strutture alberghiere e ville prestigiose favoriscono sia le attività
turistiche che tutte quelle attività secondarie collegate
al turismo che impiegano molti lavoratori anche stagionali.
Pertanto
molte famiglie si spostano seguendo i ritmi lavorativi e in conseguenza
arrivano nelle scuole alunni di molte nazionalità.
La
scuola Elementare di Lesa:
Nella
nostra scuola ci sono circa 120 alunni, quindi è una scuola
di medie dimensioni; ci
sono delle aule abbastanza grandi, un largo corridoio, un'aula dove
si possono svolgere attività varie (disegno, musica, teatro
ecc.) un'aula per la lingua straniera, e un'aula per il laboratorio
di informatica dove al momento ci sono due computer, una stampante,
uno scanner, una televisione, un videoregistratore ed altre attrezzature
per discipline specifiche (piccoli strumenti musicali, materiale
per esperimenti scientifici, ecc.) una palestra usata insieme alla
scuola media che occupa il piano terra dell'edificio.
Nella
nostra scuola ci sono sei classi e nove insegnanti più un'insegnante
specialista di lingua straniera; quindi ogni due classi ci sono
tre insegnanti titolari.
Sono
l'insegnante di lingua straniera (francese), contitolare nelle classi
a partire dalla seconda,e vorrei raccontare un esempio delle situazioni
di cui sopra, parlando di uno tra gli alunni con queste problematiche.
Anche
qui, come nella maggior parte delle scuole italiane si iscrivono
alunni provenienti dalle più diverse parti del mondo e le
insegnanti di fronte a situazioni così diverse tra loro devono
saper inserire gli alunni nelle classi cercando il modo di far convivere
diverse culture e perseguire l'obiettivo comune dell'istruzione.
RACCONTO DELL'ESPERIENZA
Una
mattina di novembre sono arrivata a scuola e ho trovato ad attendermi
un'altra collega, due genitori dai tratti orientali ed un bellissimo
bambino con i capelli lisci e neri, due occhi vagamente a mandorla,
dal colorito scuro della pelle.
I genitori,
parlando un italiano comprensibile, hanno raccontato la storia del
loro bambino che avevano iscritto nella nostra scuola:
il
bambino proveniva dalle Filippine, ma nella sua breve vita aveva
già viaggiato molto.
Aveva
frequentato a Roma il primo anno della scuola Elementare, poi lui
e la famiglia sono ritornati nelle Filippine, quindi il bambino
è andato a scuola regolarmente usando come lingua l'inglese.
I genitori
hanno poi deciso di trasferirsi nuovamente in Italia, quindi il
bambino è stato iscritto nella nostra scuola.
Alle
insegnanti è stato detto che lui conosceva bene l'italiano
ed era in grado di esprimersi correttamente, erano molto fiduciosi
sia nel loro figlio che nelle insegnanti, ci hanno affidato il bambino
e se ne sono andati.
Noi
insegnanti abbiamo accompagnato il bambino nella sua aula, lo abbiamo
presentato ai suoi compagni, quindi gli abbiamo fatto conoscere
il resto dell'edificio scolastico.
Il
bambino non aveva l'aria molto felice, i suoi occhi erano malinconici
e i compagni, forse perché avevano avuto diverse esperienze
di alunni provenienti da altri stati, non sembravano particolarmente
entusiasti del nuovo venuto.
Così,
mentre qualche compagno un po' più espansivo cercava di fare
domande al nuovo bambino, gli altri proseguivano nelle loro normali
attività,mostrando una certa indifferenza; lui si è
chiuso in sé stesso e rispondeva solo con cenni del capo
anche all'insegnante, dimostrando però che almeno comprendeva
quello che gli si diceva.
La
situazione è durata qualche giorno, poi le insegnanti titolari
della classe durante la riunione settimanale, che serve per parlare
dell'andamento delle classi e stabilire le attività da svolgere,
si sono poste il problema di come affrontare questa situazione.
Si
è deciso che bisognava usare un modo per coinvolgere sia
il nuovo bambino sia il resto della classe, adottando strategie
volte all'accoglienza e all'accettazione del diverso.
Queste
attività avevano la priorità su tutte le altre, perciò
sono state usate le ore di educazione linguistica e di lingua straniera,
e per le altre discipline, si è deciso di attuare attività
che potessero far conoscere il suo paese di origine agli altri:
geografia,
storia, ed. all'immagine, educazione musicale, per quello che riguardava
le musiche del suo paese .
Così
abbiamo pensato che attraverso giochi didattici potevamo trovare
la via affinché il clima della classe risultasse più
disteso.
Abbiamo
fatto giochi di socializzazione attraverso i quali ogni partecipante
seduto in cerchio doveva dire il suo nome, il paese di provenienza
e quali erano le cose che più gli piacevano, poi tirare una
piccola palla ad un altro compagno;
oppure
abbiamo preso un gomitolo, ci siamo legati alla vita a turno mentre
ci legavamo dovevamo dire l'animale che ci sarebbe piaciuto essere.
Quando eravamo tutti legati in cerchio, per slegarci dovevamo ricordare
l'animale detto da un compagno.
Le
situazioni di complicità e di divertimento sono riuscite
a creare un clima di distensione e di amicizia tra molti alunni,
compreso quello filippino.
Abbiamo
inoltre fatto in altri momenti letture su usi e costumi italiani
ed orientali,abbiamo visto e commentato immagini che riguardavano
gli usi alimentari;
Alcuni
pomeriggi abbiamo proposto diapositive e filmati sui paesaggi, gli
animali,e le caratteristiche delle città dei due paesi.
L'alunno
poco per volta ha cominciato a partecipare ai giochi, dimostrando
molto interesse per le immagini e i compagni cominciavano a considerarlo
uno di loro.
Dopo
qualche settimana, l'alunno si esprimeva e partecipava alle normali
attività, rivelando però una conoscenza della lingua
italiana scritta e parlata un po' sommaria
Perciò
le insegnanti hanno deciso di dedicare alcune ore ad attività
di gioco per socializzare, ma anche cominciare ad insegnare la lingua
italiana con gli stessi argomenti con cui si insegna la lingua straniera,
perché questo sistema è stato ritenuto semplice ed
efficace dato che il normale programma di lingua italiana era al
momento troppo difficile per lui, quindi bisognava in tempi brevi
fargli colmare la maggior parte di lacune.
Abbiamo
cominciato con gli oggetti e le persone più vicine a lui
(la scuola e gli oggetti scolastici, i compagni, con le loro descrizioni);
abbiamo
proseguito con la casa, la famiglia, la città, i negozi,
le feste ecc.
Il
metodo che abbiamo usato è stato quello di cominciare con
immagini associate alle parole, poi alla composizione di semplici
frasi,e si è proseguito con la costruzione di frasi più
complesse.
Il
bambino ha reagito molto bene, dimostrando buona volontà,
e attenzione.
Inoltre
abbiamo usato il programma VOICE attraverso il computer.Questo programma
ci è stato proposto dal CCR (Centro Comune di Ricerca della
Commissione Europea, Sito di Ispra) e consiste nella sottotitolazione
di un discorso oppure di immagini.
L'uso
di questo programma è nato per le persone audiolese e infatti
nella Scuola di Mercurago, dove ha sede la nostra Direzione Didattica,
è già in uso da due anni proprio per alunni audiolesi;
da quest'anno abbiamo deciso la sperimentazione di questo programma
nelle scuola Elementare e dell'Infanzia di Lesa anche con alunni
normoudenti, perché i vantaggi ci sembravano evidenti:
- consentire
ad alunni con difficoltà di apprendimento di integrare
le loro conoscenze,
- aiutare
la conoscenza della lingua italiana per gli alunni stranieri
- favorire
la conoscenza della lingua straniera.
Usavamo
già questo programma nella sede delle Scuola dell'Infanzia
in quanto il computer con il programma si trova in quella sede,
e quando è arrivato questo bambino, portavamo gruppi di alunni
nell'aula dove si trova il computer. Prima della lezione l'insegnante
ha preparato un floppy disk contenente immagini che apparivano sullo
schermo pronunciando una parola data, in questo modo il racconto
acquistava movimento attirando l'attenzione degli alunni, i quali
dovevano controllare che le frasi che comparivano sullo schermo
fossero esatte e annotare gli errori . Una volta tornati in classe
si facevano delle riflessioni sul racconto, sulle immagini, e su
quanti errori erano stati fatti. Mentre l'insegnante raccontava,
una collega filmava l'attività perché ci interessava
vedere dalle espressioni degli alunni il tipo di attenzione, per
poter verificare l'efficacia di questa sperimentazione.
Con
questo alunno non potevano iniziare con questo tipo di attività,
allora abbiamo scelto di lavorare dapprima con l'associazione parola
– immagine.
Questa
attività, già svolta con successo nella scuola dell'Infanzia
di Lesa, ci è sembrata il modo più semplice per cominciare;
poi si è passati alla lettura di frasi sempre più
complesse, controllate e annotate dall'alunno.
L'alunno
era entusiasta di questa attività e alla mattina quando lo
incontravo per le scale mi chiedeva se quel giorno l'avrei portato
al computer.
Un
episodio che rimarrà sempre impresso nella mia memoria è
quello di una mattina, quando sono arrivata a scuola e ho visto
un papà che lasciava il suo bambino accucciato sotto un attaccapanni
pieno di cappotti, mentre mi avvicinavo vedevo lacrime silenziose
che scendevano da quegli occhi tristi,e intorno a lui i compagni
che correvano e gridavano.
Ho
teso la mano a quel bambino, l'ho portato nell'aula computer, gli
ho fatto vedere delle immagini e lui mi ha sorriso.
Il
bambino ha manifestato un grande interesse per la lingua straniera
insegnata nel plesso, pertanto abbiamo usato ancora una volta VOICE
con la sottotitolazione in francese, sempre associando la parola
all'immagine.
In
questo modo l'alunno è riuscito a memorizzare l'abbinamento
parola- immagine la parola scritta, e la parola pronunciata.
A scadenze
abbastanza regolari, incontravamo i genitori che seguivano con ansia
i progressi del loro figlio, sempre dimostrandoci molta fiducia
e solidarietà e comprendendo tutti i nostri sforzi.
Dopo
tre mesi possiamo dire che gli esiti di questo lavoro sono chiaramente
positivi. L'alunno comunica, capisce, interviene nella vita scolastica,
socializza con i compagni, sta imparando molto bene la lingua italiana
e la lingua straniera, oltre naturalmente alle altre discipline,
e affronta l'esperienza scolastica serenamente e fiduciosamente.
La
collaborazione tra i diversi ordini di scuola è stata importantissima
e costituisce un filo conduttore per il nostro lavoro, che assume
un aspetto fondamentale anche in vista delle nuove leggi sul riordino
dei cicli.
La
capacità del corpo docente di assumere decisioni collegiali
che hanno come obiettivo il benessere affettivo e scolastico del
bambino è uno degli elementi che più contribuiscono
al successo scolastico degli alunni.
Il
contributo delle Istituzioni che si occupano della ricerca, e dei
genitori può essere un valido supporto per l'attività
delle insegnanti.
Questo
tipo di lavoro, proseguirà ancora attraverso l'uso del programma
VOICE, e la realizzazione di altre attività che le insegnanti
decideranno a seconda delle necessità.
La
flessibilità e l'autonomia decisionale caratterizzano in
senso positivo la nostra scuola, ci permettono di affrontare con
serenità tutte le situazioni che si presentano ogni giorno.
L'insegnante
(Mara Stecca)
Lesa, 8 febbraio 2000
FOGLIO DI ACCOMPAGNAMENTO CDROM IMMAGINI
Queste
immagini sono state registrate nel laboratorio di informatica della
Scuola dell'Infanzia di Lesa.
Gli
alunni della scuola Elementare di Lesa, sono accompagnati dall'insegnante
di
lingua straniera, la quale ha collaborato alla realizzazione del
progetto Voice.
Essi
dovranno prestare attenzione alle parole e alle immagini che compariranno
sullo schermo, memorizzandole e ripetendole, successivamente dovranno
annotarsi le parole o le frasi sbagliate.
Questo
sistema è stato usato per la lingua italiana, mentre per
la lingua francese gli alunni guarderanno le immagini, ripeteranno
le parole, e diranno il significato della parola nella lingua italiana.
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