Mi chiamo Davide, ho 23 anni, sono all'ultimo anno del corso di scenografia
dell'Accademia di belle arti di Brera a Milano e sono sordo.
Sono sordo dalla nascita, avevo 18 mesi quando sono stato protesizzato
e ho iniziato subito la rieducazione. All'inizio la consapevolezza
dell'handicap non mi ha minimamente intaccato. I miei genitori mi hanno
aiutato molto a superare questa diversità. Anche se non è
stato molto facile per loro e per me. Ho iniziato subito la rieducazione
presso un centro specializzato a Milano. Mi permetto di approfittare
di questo momento per ringraziare la dott.ssa De Filippis, che mi ha
fatto capire come usare meglio la comunicazione.
Ogni settimana dovevo recarmi alle sedute di rieducazione, parallelamente
al mio percorso di studi.
Alle elementari, le difficoltà di socializzazione non
sono state poche, vista la scarsa pazienza propria di questa fascia
d'età da parte di bambini udenti, tuttavia Alla fine il rapporto
è stato buono con quasi tutti.
Anche alle medie, seppure in forma ridotta, i problemi non sono
mancati, almeno con alcuni. Dal punto di vista del rendimento scolastico
non ho mai avuto problemi e me la sono sempre cavata brillantemente.
Ho frequentato quindi il Liceo Artistico di Busto Arsizio dove
ho trovato un ambiente totalmente privo di pregiudizi. Ho instaurato
uno straordinario rapporto d'amicizia con i miei compagni e con i docenti,
i quali si sono dimostrati partecipi alle mie difficoltà. Non
ho mai avuto favori per via del mio handicap, ho svolto una vita scolastica
pari a qualsiasi altro ragazzo della scuola.
Ormai a quel tempo avevo perfezionato la mia capacità di capire
il linguaggio degli altri e soprattutto di farmi capire il più
chiaramente possibile. In pratica in quell'ambiente l'interazione con
gli altri mi ha quasi fatto dimenticare il mio handicap trattandomi
come se fossi udente. Neanche all'esame di maturità ho avuto
problemi di dialogo con la commissione d'esame, infatti, ne sono uscito
con una buona votazione.
Infine mi sono iscritto all'Accademia delle Belle Arti di Brera,
in quell'ambiente ho conosciuto nuova gente, con la quale non ho avuto
grossi problemi di comunicazione: li capivo tranquillamente e loro mi
capivano senza troppi problemi.
Riuscivo a seguire le lezioni del professore anche se si tenevano in
aule molto frequentate e non sempre stavo in prima fila davanti al professore.
Questo è stato tutto il mio percorso scolastico, ma non sempre
è andato tutto liscio, i problemi seppure in misura ridotta rimanevano
in ogni modo; rimanevano sempre i pregiudizi non solo nel mondo scolastico,
ma anche nel lavoro, infatti, molti non giudicano in maniera obiettiva:
la maggior parte delle volte si lasciano condizionare dalle apparenti
difficoltà dei portatori di handicap e non da un'attenta analisi
delle reali capacità di ciascuno, relegandoci in attività
secondarie e spesso prettamente manuali.
Essere sordo non significa essere ritardato mentale! (come pensano molti). La mancanza del senso dell'udito spesso acuisce gli altri sensi, generando una maggiore sensibilità nell'osservare cose che l'altro non vede. I miei professori dei Liceo Artistico mi esortavano a sperimentare nuove forme di raffigurazione dell'arte, specialmente nel disegno dal vivo, naturalmente c'erano altri ragazzi ancor più bravi ma i professori vedevano in me questa maggiore sensibilità.
Ormai nel campo della medicina ci sono stati notevoli risultati per abbattere le barriere del silenzio da parte di non udenti: l'apparecchio retro auricolare, impianti cocleari, altri mezzi per l'ascolto specifici. Quindi la nostra capacità uditiva migliora in giorno in giorno. Io personalmente uso l'apparecchio retro auricolare digitale che mi permette di sentire anche i suoni più flebili (incluso il canto degli uccellini). Molti ragazzi sordi sentono molti singoli suoni. La difficoltà è dare loro un significato completo, inserirli in un contesto, intuire le singole parole e comprendere la frase complessiva. Ciò dipende dalle capacità d'ogni singolo ragazzo sordo, ma per tutti è fondamentale la disponibilità dell'insegnante, il fatto che rallenti ogni tanto, che si svolga direttamente a lui, che fornisca testi complementari, che verifichi alcuni dettagli dei quali può dare per scontata la conoscenza.
In tutta la mia vita, ho sempre avuto un grosso cruccio, quello di
non poter usare il telefono, al massimo riuscivo a capire la
voce dei miei genitori. Volendo potevo allenarmi ad usare il telefono
con i miei amici, ma i risultati non sono sempre stati buoni.
So che esiste una nuova tecnologia, quella di usare la sotto-titolazione
nel telefono, un procedimento analogo a quello del progetto VOICE, di
cui si parla in questa conferenza, ma ancora non è a buon punto.
Molta gente ha oggi la possibilità di poter utilizzare il cellulare
Nokia 9110, un piccolo computer portatile con funzioni specifiche che
ci possono aiutare come l'invio di brevi messaggi di testo, i cosiddetti
"SMS", la produzione di messaggi preregistrati, possibilità di
usarlo per comunicare in Internet e di utilizzare il fax anche fuori
casa. Ora con l'avvento dell'Internet, molti sordi e normoudenti
possono comunicare fra di loro senza problemi di incomprensione visto
che ora si usano E-mail cioè la posta elettronica, programmi
di dialogo, le cosiddette "chat-line", che permettono di dialogare in
formato scritto, verbale o video in tempo reale, una cosa molto comoda
ed alla portata di tutti. A questo proposito, occorre sensibilizzare
le istituzioni affinché siano sempre più sviluppati e
perfezionati i supporti tecnologici indispensabili per un nostro più
adeguato inserimento nel mondo esterno.