Di fronte all'handicap ci si spaventa o si resta affascinati. In me
ha prevalso il fascino.
Quattro anni fa non sapevo nulla della condizione dei sordi. Poi venni
a conoscenza delle loro storia e delle straordinarie sfide che essi
devono affrontare.
Quando conobbi per la prima volta un ragazzo sordo fui spronata a imbarcarmi
in un' esplorazione, in un viaggio: questo viaggio mi ha portata tra
i sordi e le loro famiglie, mi ha fatta approdare all'incarico di insegnante
di sostegno di adolescenti sordi nelle scuole superiori.
Ne sono rimasta affascinata e insieme sgomenta. Sgomenta nello scoprire
che spesso tra i sordi e gli udenti ricorre un conflitto, che è
difficile instaurare un buon dialogo tra questi due mondi, quello dei
figli del silenzio e quello dei figli del rumore.
Lo studio dei sordi ci mostra che in buona parte le nostre facoltà
propriamente umane (possedere un linguaggio, pensare, comunicare, creare
una cultura) non si sviluppano in modo automatico, non sono solo funzioni
biologiche, ma hanno anche un'origine sociale e storica.
La realtà non ci viene data, ma dobbiamo costruircela,
a modo nostro, e nel farlo siamo condizionati dalla cultura e dal mondo
in cui viviamo.
Il linguaggio che adoperiamo incorpora la nostra visione del mondo,
il modo in cui percepiamo e costruiamo la realtà.
La funzione uditiva è di primaria importanza, in quanto veicolo
di relazione e di conoscenza.
L'udito genera infatti conoscenza, relazione, comunicazione, linguaggio
verbale e apprendimento. Bisogna quindi superare una visione arcaica
e troppo riduttiva che racchiude l'udito nell'angusto recinto dell'ascolto
e del linguaggio, aprendosi invece a una visione più ampia e
globale.
L'udito è uno strumento interattivo primario per la sopravvivenza
fisica, psichica, culturale e sociale.
Queste riflessioni ci fanno capire quanto un deficit uditivo possa danneggiare
l'essere umano nella sua totalità.
Ho voluto concentrare il mio discorso su una fase della vita estremamente
complessa e delicata: l'adolescenza. L'adolescenza è terribile
per certi giovani, sordi o udenti che siano. C'è chi naviga a
suo agio fra i 13 e i 20 anni, senza problemi, e c'è chi sbaglia
rotta, chi si perde nella burrasca,
chi non ne esce vivo e chi un giorno si aggrappa a una roccia.
Vista la particolare sensibilità del mio Relatore, prof. Sergio Tramma verso i problemi della disabilità ed in particolare della sordità, questa tesi vorrebbe essere un trampolino di lancio per una stabile collaborazione fra il CCR e l'Università Statale di Milano Bicocca per una sperimentazione del Progetto VOICE nelle aule universitarie.