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Liceo
Artistico Varese
Relazione sull'uso didattico del programma
VOICE
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Prof.
Sergio De Carli
Liceo Artistico "Angelo Frattini"
Viale Milano 3, 21100 Varese
sergiodeca@libero.it
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Sommario
1. Il riconoscimento vocale
2. L'esperienza didattica in situazione
3. Registrare la lezione è didatticamente utile
4. Per una maggiore professionalità
5. Nuove possibilità
6. Dalla conferenza alla pratica didattica
Sommario
Il progetto di riconoscimento vocale Voice con generazione di sottotitoli,
consente di lavorare con allievi non udenti in classi di scuola media
superiore, coinvolgendo tutti gli studenti grazie al fatto che il
video può contenere dati ed informazioni utili anche ai normodotati.
Il sistema, in effetti, consente di usare in aula un computer che
genera sottotitoli e contemporaneamente permette di richiamare foto,
filmati, schemi, e quant'altro si voglia, attraverso espressioni precedentemente
definite.
Tutti questi elementi devono essere preparati in precedenza, se
si desidera arricchire la lezione. Tuttavia, già il solo uso del programma
per la generazione di sottotitoli permette all'allievo non udente
di capire (leggendo) molte parole in più rispetto al riconoscimento
labiale. Ciò è possibile anche quando l'insegnante parla a braccio,
a condizione che egli impari - e mantenga - una cadenza che lasci
all'allievo il tempo di leggere i sottotitoli.
Il riconoscimento vocale è caratterizzato ormai da tassi di errori
intorno al 5-7% (circa 1 parola ogni 15-20), il che consente di sottotitolare
anche le eventuali discussioni. Il testo così registrato su file offre
la possibilità di eventuali riutilizzi per sintesi delle lezioni precedenti
da proporre all'inizio di quelle successive (o da consegnare agli
allievi eventualmente assenti).
Ho provato ad usare il programma in due classi, una con un allievo
non udente (IV Liceo artistico, 17-18 anni) e una solo con allievi
udenti (II Liceo artistico, 15-16 anni). In entrambe le situazioni
ho presentato, durante un'ora di lezione, una introduzione alla religione
islamica nella quale ho esposto la complessità di questa religione
per noi occidentali e la difficoltà a coglierla nelle sue caratteristiche
fondamentali. Per tali prove, avevo inserito nel computer un testo
ed una terminologia di base alla quale attenermi, pur se con una certa
flessibilità.
Nel corso di alcuni mesi ho poi fatto uso del programma Voice senza
pre-registrare le lezioni, affidandomi solo alla capacità reale di
riconoscimento del mio parlare a braccio.
La presente relazione riporta i risultati raggiunti e sottolinea come
il sistema sia stato a disposizione della classe intera, e non del
solo allievo non udente, favorendo quindi la reciproca integrazione.
L'analisi di nuove esperienze didattiche concrete, e documentate,
consentirà nuove acquisizioni teoriche e l'individuazione di ulteriori
possibili usi scolastici. .
1. Il riconoscimento vocale
I sottotitoli sono scritte che compaiono nella parte bassa del video
del computer e consentono all'allievo non udente di leggere ciò
che non è riuscito a capire perché non percepisce la
voce del professore (o di chiunque stia parlando al microfono ed abbia
alle spalle un addestramento minimo di circa una trentina di minuti,
che consiste nella lettura di un brano in dialogo con il programma
attraverso un microfono).
Sono collocati in una fascia che può essere più o meno
alta, con conseguente possibilità di riportare un numero più
o meno elevato di parole. La loro permanenza sullo schermo deve essere
sufficientemente lunga per consentire all'allievo sordo di leggere,
il che richiede un procedere calmo e non veloce da parte di chi parla.
È importante sottolineare che la lentezza nel parlare dipende
dalla necessità di lasciare al ragazzo non udente il tempo
di leggere ciò che vede scritto, anche se tale ritmo potrebbe
essere più alto e il riconoscimento vocale egualmente efficace
(sino alla produzione dei sottotitoli).
Da questo punto di vista, maestre e maestri delle scuole elementari
(e quindi della prossima scuola di base) sono certamente favoriti
per l'abitudine a sillabare - e quindi a pronunciare lentamente le
parole - davanti ai bambini (non solo quelli sordi).
La parte centrale e superiore dello schermo può essere usata
per immagini riprese da una telecamera, oppure diapositive, schemi,
brevi filmati, animazioni, ecc. (precedentemente caricati attraverso
lo stesso programma). Alcune operazioni preliminari sono da preparare
e non possono quindi essere improvvisate. Una certa libertà
d'improvvisazione può tuttavia essere acquisita dopo un periodo
di familiarizzazione con il sistema.
Si tratta quindi di una (ma alla prova dei fatti, alcune) opportunità
positiva per la scuola, e non solo per le classi con allievi che presentano
problemi di udito. Credo infatti che la grande scommessa didattica
(ma anche - e forse soprattutto - umana) sia costituita dal fatto
che a trarre vantaggio dall'uso di questo programma sia la classe
intera, e non i soli allievi non udenti.
Quanto descrivo di seguito mi pare lo mostri con sufficiente chiarezza,
per quanto sia dell'avviso che un numero maggiore di relazioni sulle
esperienze compiute potrebbero fornire altre e diverse stimolazioni
positive per proseguire lungo la direzione tracciata e migliorare
ulteriormente le prestazioni del programma.
L'espressione del volto dello studente non udente, che finalmente
vede e capisce tutte le parole pronunciate dal docente (o quasi
tutte, permanendo un tasso di errore nel riconoscimento vocale intorno
al 5%), è sufficiente per motivare chiunque a procedere in
avanti, affrontando e superando la fatica iniziale e lo scoraggiamento
che intervengono sempre quando si cominciano esperienze nuove.
2. L'esperienza didattica in situazione
2.1. Lezioni preparate in precedenza
Ho provato ad usare il programma in due classi, una con un allievo
non udente (IV Liceo artistico, 17-18 anni) e una solo con allievi
udenti (II Liceo artistico, 15-16 anni).
In entrambe le situazioni ho presentato, durante un'ora di lezione,
una introduzione alla religione islamica, nella quale ho esposto la
complessità di questa religione per noi occidentali e la difficoltà
a coglierla nelle sue caratteristiche fondamentali. Questione non
facile, quindi, e non di immediato interesse specifico per i ragazzi.
Ho richiamato la necessità di evitare il più possibile
quelle pre-comprensioni che impediscono - in genere, a chi vive in
un contesto sociale e culturale occidentale - di cogliere l'originalità
di questa religione che sta introducendosi con vigore e forza in Europa
e in genere nel primo mondo.
Ho presentato la figura di Maometto e iniziato a caratterizzare il
testo sacro, il Corano, la rivelazione divina scritta da Maometto
sotto dettatura nella lingua araba perfetta, e quindi esente da possibili
errori. Il tutto attraverso l'uso di alcune foto (poche, anche perché
il tempo disponibile era esiguo) richiamate allo schermo attraverso
comandi vocali specifici.
L'attenzione degli allievi è stata buona, tanto che hanno
seguito nella quasi totalità. Nel primo caso (classe con allievi
udenti e allievi non udenti) mi è parso di vedere una certa
partecipazione, a partire anche dal fatto che un compagno veniva facilitato
nella sua fatica scolastica quotidiana. Si era verso la fine dell'anno
scolastico, quando la stanchezza raggiunge livelli elevati e il desiderio
di vacanza è molto alto.
Nel secondo caso (classe con solo allievi udenti), l'interesse è
stato più elevato e la partecipazione maggiore. I ragazzi e
le ragazze sono rimasti indubbiamente colpiti dalle immagini che ho
usato.
Posto che si debba mettere nel conto la necessità di superare
la novità dell'impatto con qualcosa che indubbiamente attira
l'attenzione (tanto più che che nel Liceo Artistico non è
ancora abituale l'uso del computer a lezione), è certo che
l'uso quotidiano potrà essere positivo, anche se non può
essere visto come elemento capace per sua natura di motivare gli allievi
a seguire le ore scolastiche.
Il fatto che una lezione consenta di programmare l'inserimento di
immagini, e di quant'altro si possa registrare in un file, richiede
tempo per prepararla, e quindi la disponibilità del docente
ad investire energie con risultati spesso duplicabili in poche classi,
e magari a distanza di un anno.
La duplicabilità è invece più facile per un Insegnante
di religione che, dovendo seguire molte classi, può spendere
le stesse energie ma per un numero certamente più alto di utilizzi
(eventualmente introducendo correttivi minimi anche in situazione,
a partire da un canovaccio che rimane costante).
Devo notare, per dovere professionale, di avere fatto lezione dopo
aver istruito il computer sul mio profilo vocale per non più
100 minuti, un'ora e mezza circa, quindi un tempo davvero molto
limitato. Anche parlando a braccio, durante la discussione
seguita alla lezione caricata in precedenza, il tasso di errore
si è fermato intorno al 5-7% circa (una parola ogni 15-20).
2.2. Lezioni "a braccio"
Con la classe IV Liceo artistico (con al suo interno un allievo non
udente), nel frattempo - passata l'estate - divenuta V, ho continuato
per alcuni mesi a fare lezione usando il programma Voice con il solo
riconoscimento vocale. Non ho avuto tempo di pre-registrare su file
il testo delle lezioni, per cui mi sono affidato alla sola capacità
reale del programma di riconoscere le parole che pronunciavo.
Il video, davanti al quale si è posto il ragazzo non udente, consentiva
una partecipazione diretta, passiva (lettura e comprensione del testo
della lezione e dell'eventuale dibattito, pur riassunto dal sottoscritto)
e attiva (interventi diretti per chiedere chiarimenti o per esprimere
opinioni su quanto dicevo o affermavano i compagni di classe).
Questa scelta è stata in parte determinata anche dal fatto che le
lezioni di Religione si caratterizzano spesso per lo spazio riservato
al dibattito con la classe e tra gli studenti stessi, per cui non
è sempre utile fare uso di file pre-registrati.
Dopo alcuni mesi nei quali ho svolto lezioni settimanali di un'ora
(fatte salve le vacanze e le interruzioni indipendenti dalla mia volontà,
come visite guidate, scioperi, ecc.), affermo l'utilità del programma
in sé, utilizzato nelle sue funzioni fondamentali e minimali.
Ho osservato che:
- l'allievo non udente ha compreso quanto dicevo durante
le mie introduzioni iniziali alle singole lezioni;
- lo stesso allievo ha compreso almeno gli elementi fondamentali
delle affermazioni dei compagni di classe e mie durante le discussioni,
spesso molto vivaci;
- i compagni di classe non hanno avuto problemi a partecipare
a una lezione che - per loro - era normalissima; l'unica differenza
consisteva nella mia ripresa sintetica di quanto avevano detto nei
loro interventi, la qual cosa era però funzionale anche a una
loro maggiore comprensione del dibattito, dato che tale sintesi
aveva il pregio (o almeno così era nelle mie intenzioni, al di là
dei risultati) di richiamare i punti fondamentali delle affermazioni
fatte durante gli interventi;
- l'allievo non udente ha potuto partecipare più facilmente (almeno)
alla comprensione di quanto detto, e in qualche caso ciò gli ha
consentito di fare interventi nel merito;
- la conservazione dell'intero parlato sul file, e quindi su carta,
gli ha consentito di ritornare sulla introduzione e sulla discussione
con riflessioni successive; la richiesta di questi testi è stata
pressante, segno di una conquistata e avvenuta partecipazione più
intensa e più cosciente;
- la classe non ha vissuto "disturbo" alcuno per la presenza del
computer e del microfono, soprattutto dopo le primissime lezioni;
- da ultimo, la registrazione consente - agevolmente - di ricostruire
velocemente una dispensa di quanto effettivamente è stato spiegato,
con gli indubbi vantaggi quando un testo di riferimento non sia
disponibile; la possibilità di distribuire la registrazione ancora
su file, consente inoltre risparmi sui costi di non poco conto.
3. Registrare la lezione è didatticamente
utile
Disponendo allora di una buona sottotitolazione anche parlando a
braccio, prescindendo quindi da quanto registrato in un file di testo
precedentemente inserito, è possibile inserire adattamenti
in itinere e durante la stessa lezione, con le conseguenti
facilitazioni didattiche.
Se preparare le lezioni è quindi utile, e quanto viene fatto
è riutilizzabile, parlare a braccio consente interventi mirati
e specifici per affrontare situazioni particolari e spiegazioni o
delucidazioni in tempo reale, con in più il vantaggio di
poter conservare per sé e/o consegnare all'allievo (o agli
allievi) la trascrizione su file.
In questo modo è possibile conservare tutta la ricchezza del
dibattito, delle intuizioni e delle osservazioni sviluppate, consentendo
– in una scuola secondaria superiore – di approfondire e sviluppare
ulteriori riflessioni, sia sul piano personale, sia su quello del
confronto in aula, riprendendo magari in seguito l'analisi.
Si permette così al singolo allievo ed alla classe intera di
approfondire l'esame nel momento ritenuto migliore per farlo proficuamente,
nella direzione di una sempre maggiore individualizzazione dell'insegnamento,
che è la prospettiva verso la quale si è indirizzata
la scuola italiana.
La possibilità di registrare e quindi di conservare tutto
quanto emerso nel corso della lezione precedente, certifica il lavoro
compiuto e consente – contemporaneamente – di disporre di riferimenti
per continuare le analisi e le discussioni anche a distanza di tempo.
È questo un problema che si presenta spesso con quelle materie
che dispongono di un numero scarso di ore di lezione settimanali (il
caso limite è proprio costituita da Religione che può
fare uso – nella scuola secondaria superiore italiana – di soli cinquanta
o sessanta minuti per settimana in ogni classe).
A volte, a causa di una giornata festiva infrasettimanale o di uno
sciopero, o di una visita guidata in un museo, in una mostra, o in
altri contesti di interesse didattico e culturale (e in un Liceo artistico
si tratta di opportunità che accadono - ovviamente - con una
certa frequenza), si verifica il caso di dover saltare una lezione
e quindi di rivedere una classe dopo due settimane, o addirittura
tre o quattro.
Poter disporre di riferimenti specifici e documentati su quanto era
stato fatto nell'ultima lezione, può essere indubbiamente utile.
Diviene infatti possibile preparare una sintesi breve (e fedele)
della lezione precedente, richiamando nel contempo alcuni degli
interventi più interessanti, specificando il nome di colui/colei
che ne è stato l'autore/autrice, con gli innegabili risvolti
positivi sul piano psicologico, perché il ragazzo/a si sente
riconosciuto e quindi valorizzato, che è dire più motivato
e meglio disposto a lavorare, soprattutto senza la necessità
di fare uso di incentivi legati al voto.
Ed è evidente - inoltre - che si tratta di utilità
per tutta la classe, e non solo per l'allievo non udente.
Una notazione importante è costituita dal fatto che tale vantaggio
per tutti deriva dal fatto che in classe c'è un allievo
non udente, la cui presenza è quindi fonte diretta di vantaggi
per tutti e non solo di problemi o situazioni difficili.
4. Per una maggiore professionalità
La necessità di essere prepararti ed abituati ad usare il
programma, il che richiede un investimento di tempo e di energie,
può essere un problema, ma può anche trasformarsi in
opportunità per una sempre maggiore professionalizzazione del
docente stesso, che è messo nelle condizioni di verificare
di anno in anno i suoi progressi in termini di conoscenza dell'argomento
in questione e di capacità di conduzione didattica della lezione
in situazione.
Anche perché tutto quanto prepara e programma rimane poi –
in situazione - registrato nel file o - disponendo di una telecamera
- anche su video, il che consente anche di analizzare a posteriori
l'azione didattica vera e propria, con gli indiscussi vantaggi
sul piano della verifica della propria personale professionalità
docente.
La possibilità di disporre della registrazione della lezione
è quindi un problema, ma anche una chance di non poco
conto sul piano didattico e professionale.
5. Nuove possibilità
A distanza di ventiquattro ore dalla lezione svolta in seconda, ho
fatto uno scambio d'ora con una collega e sono potuto ritornare nella
classe senza allievi non udenti: alcune ragazze sono venute a dirmi
che avevano apprezzato l'esperimento che si era condotto, e che sarebbero
state contente di poter replicare in futuro lezioni di quel tipo.
Questo fatto, successivo a un mio invito volto a farmi giungere sollecitazioni
e input per possibili miglioramenti, mi porta a pensare che
il progetto Voice potrebbe essere speso con profitto anche in classi
senza allievi non udenti.
Questo fatto – evidentemente – conferma la positività dell'intuizione,
perché agisce in positivo anche sugli allievi normodotati,
consentendo un maggiore inserimento dell'allievo non udente nella
sua classe. Se lo strumento usato per facilitare la sua presenza a
scuola serve anche a migliorare la qualità della lezione in
genere, si realizza una maggiore integrazione complessiva, dell'allievo
non udente con la classe e della classe con l'allievo non udente.
La possibilità di fare uso in situazione di foto, diagrammi,
schemi, spezzoni di film/documentari, brani musicali, ecc. consente
di rendere viva e vivace la lezione. La possibilità di richiamare
tali file attraverso espressioni linguistiche predeterminate, se chiede
tempo per la preparazione, aumenta l'efficacia didattica della lezione
perché consente di richiamare quanto è necessario in
quel momento specifico, senza perdere tempo inutilmente.
Se questo vale per la lezione pre-registrata su file, vale a maggior
ragione per la parte di spiegazione e precisazioni svolte a braccio,
rispondendo a domande degli allievi oppure esplicitando intuizioni
del momento da parte dello stesso docente.
Se queste opportunità sono state pensate per facilitare l'inserimento
di allievi non udenti in classe, e la cosa indubbiamente funziona,
sperimentare contemporaneamente l'uso dello stesso programma con classi
senza allievi portatori di handicap uditivo consente un maggior utilizzo
del programma stesso e ulteriori sviluppi con possibili ricadute positive
per tutti, allievi non udenti e allievi udenti.
6. Dalla conferenza alla pratica didattica
Il programma Voice è utilizzato spesso per conferenze a gruppi
di persone non udenti o di udenti e non udenti insieme. Il passo ulteriore
che si dovrebbe compiere, a mio parere, è costituito dalla
sua trasformazione in un programma ancora più specifico
per la didattica. Tutto ciò è possibile perché
esistono le premesse che consentono di ben sperare in questa direzione.
È però necessario che aumentino le relazioni degli
insegnanti per documentare situazioni e casi concreti di uso quotidiano
e creativo in situazione scolastica. A partire da queste relazioni,
relative alle numerose esperienze in atto nei vari ordini e gradi
di scuola, si potrebbe – in seguito – elaborare una riflessione didattica
più approfondita, in grado di fare il punto della situazione
e di indicare possibili vie per:
- ulteriori sperimentazioni sul piano della pratica didattica,
- prospettare possibili applicazioni nuove sul piano dello sviluppo
tecnico e informatico del programma stesso.
Per esempio, sarebbe interessante documentare la maggiore o minore
positività nell'uso di sequenze di diapositive, piuttosto che
spezzoni di film, registrazioni sonore (che però andrebbero
perse per gli allievi non udenti), schemi, diagrammi, spezzoni di
animazioni, ecc.
Utile potrebbe essere la verifica della possibilità, per gli allievi,
di disporre della registrazione a computer della lezione, da
"pulire" e affinare come testo, compiendo in questo modo un "compito"
funzionale a una maggiore e migliore comprensione di quanto spiegato
in aula: se entrare nel merito di quanto spiegato "costringe" a capire,
di fatto si creano le condizioni - a livello motivazionale e poi anche
contenutistico - per studiare con profitto ciò che è stato spiegato
dal docente.
Si potrebbero rilevare funzionalità didattiche e problemi,
legati a situazioni, gradi scolastici, età dei ragazzi… Oppure
si potrebbe rilevare il maggiore e migliore uso di schemi fissi o
animati e sequenziali in storia, religione, inglese, storia dell'arte,
ecc.
È mia convinzione profonda che dall'analisi di tali relazioni
possa evidenziarsi un uso didattico ricco e foriero di ulteriori
sviluppi positivi. Per questo tutte le scuole che usano il programma
dovrebbero fornire la documentazione per attestare quanto è
stato fatto, e quanto si ha intenzione di sperimentare, consentendo
così confronti, paralleli, analisi di intuizioni e di possibili
usi creativi.
A conclusione di queste analisi si potrebbe costruire un primo passo
significativo verso una teoria didattica specifica. Alcune di queste
indicazioni, poi, potrebbero corredare il programma e divenire anche
parte del software dello stesso programma, quasi una guida
(o help) al suo uso didattico.
Marzo 2001
Sergio De Carli
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