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I Progetti VOICE e SESAMONET e lo Sport
Le difficoltà degli sportivi audiolesi

Note di Giacomo Pirelli, sportivo audioleso (sci di fondo)


I responsabili dell'Associazione di Volontariato Civile dell'Università di Torino, in collaborazione con il Servizio Disabili dell'Università di Torino, stanno preparando un progetto europeo per le Paralimpiadi 2006 di Torino.
Diversi studenti diversamente abili si incontrano nel marzo 2005 a Torino ed a Bardonecchia per raccontare le loro esperienze sportive e dimostrare a tutti di essere in grado di praticare gli sport invernali, pur dovendo affrontare le difficoltà dovute alle diverse disabilità con l'aiuto di istruttori specializzati durante gli allenamenti.
Gli audiolesi che desiderano partecipare all'Incontro/Convegno chiedono che sia garantita la sottotitolazione degli interventi degli oratori e degli audiovisivi presentati, in modo da poter partecipare attivamente e dimostrare che si possono abbattere le barriere comunicative tra gli audiolesi e gli udenti non solo in quella conferenza, ma anche in altre situazioni, in particolare nell'università.

Partecipo al gruppo degli studenti disabili che prepara l'evento: con una ragazza audiolesa e una ragazza cieca contattiamo le associazioni per concordare la loro adesione al progetto. Lavoro inoltre con un ragazzo disabile per assistere il regista nello scrivere le sceneggiature ed effetuare le riprese video per realizzare un film sul contributo dei disabili allo sport.

Di solito, quando si pensa allo sport per i disabili, si pensa alle difficoltà incontrate dagli sportivi con disabilità motoria o visiva. Tuttavia, anche chi ha una disabilità uditiva incontra delle difficoltà specifiche, forse meno evidenti, ma pur sempre limitanti.
Io, come audioleso, posso avere dei problemi per svolgere una gara di sci da fondo perché non riesco a sentire bene il segnale acustico di partenza, i messaggi dell'altoparlante che indicano l'ultimo giro o chilometro della gara, gli incoraggiamenti del pubblico, un possibile allarme, ecc.
Durante gli allenamenti, posso avere delle difficoltà per capire i consigli a distanza di un istruttore o per fargli delle domande e quindi sono costretto a fermarmi frequentemente per leggere le sue labbra.
Tutti questi aspetti potrebbero essere migliorati da una discussione approfondita e da uno scambio di esperienze e di esempi di buona pratica.

In occasione delle gare di sci da fondo del CUSI, svoltesi a Bardonecchia il 5 marzo 2005, alle quali ho partecipato, sono stato intervistato dalla giornalista delle Universiadi 2007, alla quale ho descritto le difficoltà che incontravo negli allenamenti e nelle gare.
I coordinatori delle gare ed i cronometristi tengono conto delle mie difficoltà indicandomi chiaramente le modalità della gara ed il momento della partenza, grazie ad una segnalazione visiva. Per es. per una partenza individuale il cronometrista può venire al mio fianco e contare 5-4-3-2-1-via! con le dita delle mani in modo che io li possa vedere. Se invece si tratta di una partenza di tutti gli sciatori insieme, un aiutante del cronometrista può venire al mio fianco e toccarmi la spalla con una mano per avvisarmi la partenza.
Oppure nel caso della gara di sci da fondo del CUSI, il coordinatore mi ha suggerito di guardare gli altri concorrenti che erano pronti a partire, capire quando stavano dando con gli sci la spinta della partenza e così partire nello stesso momento degli altri partecipanti...

Gli amici che erano con me mi hanno fatto notare che durante la gara perdevo inevitabilmente diverse informazioni, utili per gli altri: per esempio, ad ogni passaggio davanti ai cronometristi, gli altoparlanti annunciavano i nomi ed i tempi dei concorrenti, che quindi potevano regolarsi meglio su come proseguire la gara; inoltre l'annunciatore diceva ad ogni passaggio delle frasi di sostegno, come: "Bravo, 111, continua così! Forza che puoi vincere! Dai, che è l'ultimo giro!", frasi che certamente sono importanti per chi è in gara. In effetti, verso l'arrivo, il fatto di non sentire comporta un'incertezza sul numero di giri effettuati, sul non essere sicuri di doversi fermare, anche se i cronometristi sono stati gentili ad indicarmi chiaramente con le braccia quanto era importante sapere.

Tutte queste sono le condizioni in cui posso partecipare come atleta audioleso in una gara normale di sci da fondo.
La giornalista delle Universiadi mi sembra sensibile a queste difficoltà ed ai problemi degli audiolesi. Sia lei che la responsabile del CUS Torino stanno riflettendo su come organizzare nelle Universiadi 2007 una gara di sci da fondo alla quale possano partecipare sia gli sportivi udenti che quelli audiolesi, preparando i supporti per gli audiolesi per la partenza e gli altri accorgimenti possibili...

Giacomo Pirelli
giac_pirelli@hotmail.com
luglio 2004


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