Cari amici,
ricorre quest'anno un importante anniversario: l'ALFA compie 10
anni! Sono quindi passati ormai 10 anni da quando un gruppo di giovani genitori decise di
dar vita ad una Associazione che si prendesse carico di difendere i diritti dei bambini e
dei ragazzi audiolesi.
Il diritto alle pari opportunità rispetto agli altri ragazzi nella scuola, nel mondo del
lavoro e nella società era il primo obiettivo. Ed era un obiettivo che richiedeva un
intervento su più fronti:
- Innanzi tutto sul fronte della rieducazione con interventi di supporto, ma al tempo
stesso cercando di evitare i contrasti e gli antagonismi che allora esistevano ed erano
forti tra i sostenitori dei vari metodi rieducativi;
- Poi sul terreno della sensibilizzazione della opinione pubblica, cercando di portare
l'attenzione non solo sulla condizione dei giovani sordi, ma anche e soprattutto
sulle loro capacità, potenzialità e abilità. Il "ragazzo sordo" è innanzi
tutto "un ragazzo", con le sue caratteristiche, difetti e qualità; non è e non
deve essere considerato "un sordo"! Non deve cioè essere catalogato,
etichettato e magari emarginato in virtù del suo deficit uditivo. Certamente è anche una
persona con un deficit uditivo, ma è soprattutto una persona che, a fronte di una
abilità sensoriale non completamente efficiente, è però perfettamente in grado di
vivere una vita piena completa e gratificante all'interno di questa società.
- Nel settore medico, degli ausili e delle apparecchiature medicali, per cercare di creare
e di mantenere un punto di vista ed un atteggiamento dalla parte delle famiglie, dalla
parte degli audiolesi, e quindi il più possibile indipendente da logiche di interessi
commerciali o di settore, o anche dall'interesse della ricerca.
Noi siamo naturalmente molto interessati allo sviluppo della ricerca scientifica per i
risultati che potrà portare e che sicuramente porterà per i nostri ragazzi. Abbiamo
supportato e stimolato in più occasioni questa ricerca.
Tuttavia quando la ricerca richiede una sperimentazione diretta i cui risultati ed esiti,
proprio perché si tratta di sperimentazione, possono essere incerti o rischiosi, allora
gli interessi della ricerca non possono non coincidere con quelli delle famiglie. E gli
interessi delle famiglie in questo caso, consistono nel livello più basso del rapporto
rischi-benefici nella applicazione della sperimentazione.
- Infine nel campo dell'informazione alle famiglie, dell'informazione sui
diritti, sulle piccole o grandi indennità e previdenze cui possono accedere gli
audiolesi, sugli ausili alla comunicazione, alla didattica, all'apprendimento.
A dieci anni di distanza gli obiettivi e i problemi non sono certo cambiati e dei
progressi sono stati compiuti.
Molti e sempre più numerosi ragazzi sordi, in questi anni, hanno frequentato le scuole
normali con profitto, in molti casi frequentano l'Università, si laureano ed entrano
nel mondo del lavoro.
Il mondo della scuola è oggi più sensibile ai problemi dei ragazzi audiolesi ed è più
consapevole delle loro potenzialità.
La tecnologia ci ha portato apparecchi acustici più sofisticati, ma soprattutto ci sta
portando sistemi di comunicazione personale, sempre più compatti e portatili. Apparecchi
sempre meno "dedicati" espressamente ai sordi, ma progettati per il grande
pubblico, e che quindi consentono di comunicare con tutti, non solo con sordi.
I telefoni cellulari integrati in piccoli computer (o piccoli computer con integrato un
cellulare) sono ormai praticamente disponibili.
In questo settore possiamo aspettarci ancora grandi novità e progressi e prezzi sempre
più abbordabili. Il Televideo e i sottotitoli si stanno ampliando e diffondendo, anche se
lentamente, a diverse reti televisive.
Gli impianti cocleari stanno registrando importanti e veloci progressi.
Le tecniche di rieducazione si sono consolidate e affinate; traggono benefici
dall'informatica, dalla didattica computerizzata, dalle tecniche di analisi e
riconoscimento vocale. I contrasti tra i vari metodi di rieducazione sono stati in buona
misura accantonati.
Esistono tuttavia ancora molti problemi aperti.
Innanzi tutto la sensibilizzazione della pubblica opinione sui problemi della sordità è
ancora senz'altro insufficiente. E per affermare gli obiettivi dell'integrazione
e delle pari opportunità occorre ancora un grande impegno da parte di molti, in tanti
settori e su tanti problemi.
Un corretto inserimento scolastico richiede il verificarsi di molte condizioni
concordanti: dipende dalla disponibilità della scuola, degli insegnanti e genitori, dal
coordinamento con i rieducatori, dai risultati della rieducazione, e da tanti altri
fattori. In molti casi tutto ciò si verifica, e da parte nostra cerchiamo di operare per
creare tali condizioni. Ma in tanti altri si ottengono risultati meno confortanti ed anche
alcuni insuccessi, ed il dibattito sull'uso del linguaggio gestuale trova spazi ed
argomenti anche in questi insuccessi.
In questi dieci anni ALFA è cresciuta.
Nuove attività e servizi sono stati impostati.
L'Associazione è conosciuta e, possiamo dirlo senza false modestie, anche stimata
dai vari interlocutori, e nel settore in cui opera.
E questo ci piace dirlo, perché va a merito, e può ben essere motivo di orgoglio e di
soddisfazione per tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per e con l'ALFA, le
hanno dedicato tempo ed energie con spirito di servizio e di volontariato.
L'Associazione ha organizzato convegni e momenti di incontro e discussione. Ha
prodotto documenti e stimolato studi e ricerche. Abbiamo "costruito" questo
periodico che, sappiamo, è letto e apprezzato anche all'esterno
dell'Associazione.
Il numero degli associati è cresciuto di molto in questi anni e continua a crescere.
Dai 240 soci dell'inizio dell'87, ai circa 500 del '92, agli oltre 800
di oggi, l'Associazione cresce di dimensione, ma di pari passo aumenta
l'impegno che richiede ai soci che se ne occupano più direttamente,
che la guidano e ne gestiscono le attività.
Un certo avvicendamento delle persone che detengono cariche sociali è quindi importante,
fisiologico ed utile.
Fino a oggi siamo riusciti a realizzare tale ricambio in modo abbastanza graduale, senza
eccessivi contrasti, cercando di mettere la primo posto, nelle piccole dispute che
inevitabilmente si possono creare nell'ambito di un lavoro di gruppo nelle condizioni
molto particolari in cui opera una associazione di volontariato, l'interesse
dell'Associazione e quindi dei ragazzi e delle famiglie a cui ci rivolgiamo.
Per questo interesse noi crediamo che sia giusto ed utile far continuare e sviluppare
questa associazione, fare in modo cioè che questi appena passati siano solo i suoi primi
dieci anni.
Mario de Miranda |