L'IMPIANTO COCLEARE:
TESTIMONIANZA DI UNA STORIA. |
Sempre più frequentemente le famiglie di persone affette da ipoacusia
neurosensoriale si interrogano sull'opportunità di sottoporre il proprio familiare ad
un'operazione di impianto cocleare. Ancora troppo poco se ne sa a riguardo e parole quali
"sperimentazione" terrorizzano chiunque. Si attende soprattutto di osservare gli
esiti e le esperienze di persone sottoposte all'intervento.
Molto utile a questo proposito potrebbe rivelarsi la testimonianza di una mamma che ha
deciso di sottoporre la sua bambina di 9 anni a questo impianto. La mamma di Elisa ha
accettato volentieri di parlarci della sua esperienza.
Sua figlia Elisa è affetta da quale tipo di sordità?
E' affetta da sordità profonda. Quando era molto piccola aveva una curva pantonale, poi
man mano che cresceva ha perso progressivamente l'udito. Probabilmente questa sordità è
insorta dalla nascita; noi ce ne siamo accorti verso i 7, 8 mesi, l'abbiamo
protesizzata e a 11 mesi abbiamo iniziato la riabilitazione logopedica.
L'operazione dell'impianto cocleare quando e per opera di chi è avvenuta?
E' avvenuta il 16 marzo 1995, al Policlinico di Milano. E' stata eseguita dal prof. Del
Bo, insieme al dott. Zaghis.
L'intervento è stato doloroso?
No. La notte dell'intervento Elisa è riuscita a riposare e il giorno successivo era
già in piedi, alternando passeggiate per il reparto con brevi riposi.
Voi come siete venuti a conoscenza dell'impianto cocleare?
Io lo conoscevo perché già da 10 anni lo praticano in America, ma qui in Italia non è
stato praticabile per molto tempo. Inizialmente in America l'hanno sperimentato sugli
adulti, soprattutto ex-udenti (con memoria uditiva) e solo in un secondo tempo hanno
deciso di provare con i bambini.
Facendo un ennesimo esame audiometrico, circa due anni fa ci fu consigliato di iniziare a
pensare alla possibilità di un impianto cocleare, poiché la sordità di Elisa era tale
da giustificarlo. Poi consultammo il professor Del Bo, il quale si disse molto fiducioso
sul risultato dell'intervento; Elisa gli sembrava un soggetto idoneo per l'impianto.
Quali sarebbero le caratteristiche di idoneità all'impianto?
Le caratteristiche di idoneità sarebbero, oltre ad una sordità molto profonda o totale,
anche capacità psichiche rispondenti alla norma e l'assenza di problematiche sempre di
tipo psicologico. Prima di concedere l'idoneità all'intervento, Elisa è stata sottoposta
a ben due visite neuropsichiatriche da parte di professori diversi, in cui si sondava
l'aspetto cognitivo, relazionale e psicologico della bambina.
Cosa le era stato detto in merito a questa operazione?
Mi era stato detto che l'intervento oramai era stato già molto sperimentato. Tuttavia mi
sarei resa conto più avanti di quanto poco se ne sappia su alcuni aspetti
dell'intervento sui bambini.
Una cosa importante mi era stata detta, ossia che il risultato dell'impianto varia da
soggetto a soggetto e quindi non era possibile stabilire in anticipo quanti decibel di
udito avrebbe potuto recuperare Elisa. Inoltre mi avevano fatto presente che il recupero
dell'udito non sarebbe stata una cosa immediata e che ci sarebbero comunque voluti due o
tre anni di lavoro rieducativo.
Oltre alle motivazioni a favore ce ne sono state alcune contrarie all'impianto?
Io ho voluto ascoltare anche i pareri delle persone che si proclamavano contrarie, ma in
questo caso non mi sono state fornite motivazioni scientifiche, psicologiche o tecniche
valide, da scongiurare l'intervento e, a questo punto, ho deciso a favore.
Quali esami le sono stati richiesti prima dell'intervento?
Il test del promontorio che ha eseguito su entrambe le orecchie e la TAC alle rocche
petrose.
La bambina ha accettato subito l'idea di questo impianto?
Inizialmente aveva conosciuto un bambino che era stato sottoposto allo stesso impianto e
si era impressionata nel vedere la ferita, ma poi era rimasta entusiasta dal fatto che
questo bambino riuscisse a sentire la televisione, a parlare al telefono.
Mi racconti quello che è successo dopo l'intervento.
Per un mese non abbiamo potuto sapere nulla di certo sulla riuscita dell'intervento. Dalle
lastre risultava che tutti gli elettrodi erano stati collocati al punto giusto, per cui
c'era una forte probabilità di buona riuscita dell'operazione, ma la "prova del
nove" l'abbiamo avuta dopo un mese, all'attivazione degli elettrodi. In
quell'occasione Elisa ha avuto una reazione forte, poiché inizialmente la stimolazione
sonora le sembrava causare delle lievi scosse elettriche che l'hanno spaventata. Dopo
poche ore di rifiuto ad attivare l'impianto, già nel pomeriggio la reazione si è mutata
completamente ed è subentrato l'entusiasmo e la meraviglia nello scoprire che ad ogni
gesto quotidiano corrispondeva un rumore e il desiderio, la curiosità di conoscere un
mondo prima negato.
Come le sembrava che sentisse Elisa dopo l'attivazione dell'impianto?
A dire la verità i primi giorni mi sembrava che sentisse ancora peggio che con le
protesi. Capitava che non rispondesse quando la chiamavo o che non andasse ad aprire
quando suonava il campanello di casa, cose che prima normalmente faceva. Mi sono alquanto
spaventata, ma poi ho capito che in realtà il problema era quello di aver cambiato codice
e di non riuscire a decodificare quello che sentiva. Confondeva i rumori, compresa la voce
umana e aveva bisogno di imparare a cosa corrispondessero i rumori di cui non poteva
osservare direttamente la provenienza.
L'impianto cocleare deve essere sottoposto a continui mappaggi. In che cosa consistono?
Il mappaggio è la regolazione dell'impianto. Inizialmente viene attivato un certo
numero di elettrodi e viene aumentato il volume; la ricezione diventa sempre migliore.
Anche in queste occasioni accade che nei giorni successivi al mappaggio la bambina sia un
po' disorientata. In realtà ella sente meglio, ma decodifica meno e ciò comporta una
maggior difficoltà nel comprendere anche le parole o le frasi più semplici alle quali
era già allenat. Dopo qualche giorno, comunque, si può osservare un miglioramento.
Rimane fondamentale l'esercizio continuo all'ascolto e al riconoscimento dei suoni. Io ho
sempre chiesto che questi mappaggi fossero molto graduali, per disorientare il meno
possibile la bambina.
Nella fase di mappaggio, oltre che aumentare il livello dell'udito, viene normalmente
regolato l'impianto anche in base alle frequenze che la bambina sembra percepire meno. Io,
infatti, faccio presente se Elisa ha difficoltà a sentire in particolare parole che
iniziano con una data consonante e vedo che l'ingegnere sintonizza l'impianto di
conseguenza. E' importante dare questo tipo di indicazioni a chi effettua il mappaggio.
Dal punto di vista della fonetica e del lessico ha osservato dei miglioramenti
rilevanti?
Per quello che riguarda la fonetica, purtroppo non molto. Mi avevano già premesso che
le persone senza memoria udutiva sottoposte allo stesso impianto precedentemente non
avevano avuto sensibili miglioramenti in tal senso. D'altro canto fino ad ora abbiamo
lavorato molto sul piano cognitivo e dell'ascolto, tralasciando un po' questo
aspetto. Ora vorrei provare a curarlo maggiormente, non so con quali risultati. Io speravo
in un miglioramento immediato sotto questo profilo; penso però che questo sia tanto più
realizzabile quanto più il bambino è piccolo. Infatti in un bambino di due, tre anni si
sarebbe ancora in tempo per sfruttare la fase di crescita e di apprendimento naturale del
linguaggio. Conosco, infatti, un bambino sottoposto all'impianto all'età di due anni che
sembra stia dando risultati davvero sorprendenti anche sotto questo aspetto.
Per quel che riguarda il lessico, invece, ho notato un sensibile miglioramento. Elisa è
sempre stata una bambina molto attiva e ha sempre avuto la curiosità di conoscere il
significato delle parole nuove che le capitava di leggere. Ora che ha l'occasione di
ascoltare tante nuove espressioni è ancora più facilitata nell'apprenderle.
Dopo l'intervento vi sono stati dati consigli sul come comportarvi o come svolgere la
rieducazione?
La bambina era già seguita dalla Signora De Filippis, e ho continuato a portarla una
volta a settimana da lei e a fare la riabilitazione, su suo consiglio, a casa.
In che cosa consiste ora l'attività rieducativa?
Proseguo con approfondimenti dal punto di vista cognitivo, cosa che ora faccio anche
coincidere con il programma scolastico.
Per il resto facciamo continui esercizi uditivi, ad esempio le parlo da dietro le spalle
facendole ripetere quello che dico, oppure le pongo delle domande a cui rispondere.
Si tratta di frasi e parole semplici, che man mano diverranno sempre più complesse. Devo
parlarle da dietro le spalle perché la bambina mantiene tuttora la tendenza alla lettura
labiale a cui è abituata da sempre.
Un momento molto scoraggiante è stato l'inizio, quando ho visto la sua terapista prendere
la scatola degli strumenti musicali, che erano stati i primi esercizi fatti per la
riabilitazione. Ho pensato che bisognasse ricominciare tutto da capo. Effettivamente
abbiamo ripreso tutti gli esercizi, ma sono occorsi solo due mesi per completarli, mentre
la prima volta erano stati necessari anni di lavoro. Non c'è dubbio: i progressi sono
molto sensibili.
Il recupero uditivo è stato soddisfacente in Elisa?
Direi di sì: ora sente un poco la televisione e qualche semplice frase al telefono.
Negli esercizi uditivi che facciamo di solito percepisce le parole più semplici e la performance
di quelle più corpose.
Poiché la sua ricezione non è stereofonica, inoltre, non le è possibile percepire la
direzione del rumore.
La qualità dell'ascolto è buona?
Su questo ho interrogato un signore, un ex-udente che ha subito l'impianto, per avere
un riscontro. Mi ha detto che in situazioni di silenzio la ricezione è molto buona ed è
possibile discriminare ogni singola parola. In situazioni di rumore di sottofondo, invece,
si fa fatica a percepire le singole parole.
Ora so che hanno elaborato un nuovo programma da inserire nell'impianto che aiuta a dare
una maggior sensibilità di ascolto della voce in ambienti rumorosi. Presto verrà provato
su Elisa.
Ora è soddisfatta? Sottoporrebbe ancora sua figlia allo stesso intervento se potesse
tornare indietro?
Io personalmente sono molto soddisfatta e lo rifarei assolutamente. Molti genitori si
pongono il problema se abbiano o meno il diritto di decidere per i loro bambini; io
ritengo che, oltre che un diritto, sia anche un dovere. Bisogna decidere per il loro bene,
documentandosi, valutando attentamente il caso con tutti i pro e i contro. E' poi sempre
una decisione molto sofferta e personale.
Certamente si tratta di un intervento delicato. Il fatto che Elisa abbia trovato una
famiglia unita e serena l'ha indubbiamente aiutata a superarlo bene.
Sembra banale, ma anche questo è molto importante: una situazione ansiosa o turbolenta
non faciliterebbe il bambino, perché in diverse fasi la famiglia si troverà comunque
disorientata e, magari, un po' delusa: si pensava con l'intervento di aver risolto ogni
problema e, invece, ci si accorge che c'è ancora tanto da lavorare. Non si può
considerare l'impianto come una panacea, capace di risolvere situazioni impossibili. Per
questo consiglierei ai genitori di valutare attentamente il proprio caso.
Ringraziamo di cuore la mamma di Elisa che ci ha offerto una testimonianza utile e nel
contempo splendida da un punto di vista umano.
Paola Bonarrigo
Si precisa che l'intervista non presenta alcun carattere scientifico, ma
esclusivamente di esperienza personale. Per chi desideri saperne di più segnaliamo un
interessante articolo di O. Schindler:
I. Vernero, "L'impianto cocleare nei bambini sordi prelinguali" sul n. 2
(Aprile-Giugno '95) della rivista I care (Tel 055/215113 Fax 055/216014).
Forniamo, inoltre, un elenco tratto dal Corriere Salute di lunedì, 25 Settembre
1995 dei centri che effettuano questo intervento anche su bambini di età inferiore ai 5
anni.:
Milano, Policlinico (Prof. Massimo Del Bo) Tel. 02/55189054
Roma, Policlinico Umberto I (Prof. Roberto Filipo) Tel. 06/4454607
Rovereto, Osp. (Dott. Milo Beltrame) Tel 0464/453325
Varese, Osp. Circolo (Dott. Sandro Burdo) Tel. 0332/278203
Venezia, Osp. Civile (Prof. Gregorio Babighian) Tel. 041/5294419
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