F.I.A.D.D.A. - COMMISSIONE DELLE
COMUNITA' EUROPEE
FORUM GIOVANI -Genova 4-5 novembre 1995
Diritto allo studio: un percorso adeguato all'integrazione della
persona audiolesa nella Scuola Superiore e nella Università, nel rispetto della loro
autodeterminazione e libera scelta formativa |
Alcune considerazioni
ALFA ha aderito all'iniziativa della FIADDA perché rappresentava un'occasione di
confronto diretto tra i nostri ragazzi sul loro percorso scolastico.
E' la prima volta che questo avviene sul tema della scuola e ci richiama la modalità con
la quale l'anno scorso abbiamo organizzato il convegno sull'inserimento
lavorativo, che ha avuto come protagonisti i giovani di ALFA. E' importante creare e
organizzare le occasioni per dare la parola ai protagonisti. Significa per noi come
Associazione imparare ad ascoltare e riconoscere l'importanza delle loro valutazioni
e richieste, imparare ad organizzare i nostri interventi e supporti in sintonia con le
loro esigenze.
In questi anni, come gruppo scuola abbiamo offerto servizi di orientamento, di supporto
nei momenti critici dei percorsi scolastici, abbiamo partecipato a consigli di classe,
facilitato la comunicazione fra famiglie, scuola, logopediste, abbiamo collaborato con il
Provveditorato e le altre associazioni nella ricerca di soluzioni ai problemi
dell'integrazione.
La preparazione al Forum di Genova ha rappresentato per noi un'occasione di
valutazione dei risultati del nostro intervento nel corso di questi anni. Siamo quindi
stati doppiamente interessati e impegnati nell'organizzare il contributo dei ragazzi
al Forum.
Purtroppo i1 tempo a nostra disposizione è stato molto limitato. Abbiamo deciso di
intervistare con colloqui individuali i ragazzi e le ragazze che frequentano le scuole
superiori individuando due gruppi: quelli che stanno frequentando e i ragazzi che hanno
sostenuto la maturità' nel luglio di quest'anno.
Per coloro che invece frequentano l'Università è stato fatto un lavoro di gruppo
individuando tre momenti critici: il passaggio dalla scuola superiore, il metodo di studio
e il rapporto tra università' e mondo del lavoro.
I risultati prodotti non rappresentano un elenco di richieste dettagliate perché abbiamo
ritenuto il Forum la sede idonea per costruire assieme agli altri le proposte da
sottoporre alle autorità' competenti.
Nelle prime settimane di dicembre organizzeremo un incontro con i ragazzi e le ragazze
coinvolte per una restituzione delle loro interviste e una discussione sui risultati
raggiunti a Genova.
Vogliamo sottolineare quanto la nostra partecipazione abbia voluto essere un contributo
all'approfondimento della tematica del diritto allo studio, inserita in un approccio
finalizzato al miglioramento della scuola per tutti e nella capacità di individuare quali
possono essere i servizi e i supporti anche tecnologici (già presenti o che si possono
richiedere) specifici per gli studenti sordi.
La ricchezza delle esperienze e delle strategie messe in atto dai ragazzi intervistati,
nel successo e nell'insuccesso scolastico, la vivacità della discussione degli
universitari ci fanno dire che è veramente importante saperli ascoltare e riconoscere la
loro capacità di progettare e costruire il loro futuro.
La discussione al Forum di Genova è stata vivace tra gli universitari per la presenza di
posizioni diverse, anche contrastanti (e per noi questo è un segnale positivo).
Riteniamo invece che per il gruppo di lavoro degli studenti delle scuole superiori sia
necessario pensare ad una modalità organizzativa più coinvolgente che consenta di far
emergere quella ricchezza di proposte che le interviste individuali hanno evidenziato. Con
l'incontro previsto nel mese di dicembre ci ripromettiamo di far pervenire alla
segreteria del Forum le proposte che i ragazzi formalizzeranno.
Gli articoli che seguono riportano una sintesi dei lavori delle due giornate del Forum e
una sintesi delle interviste ai ragazzi delle superiori. Gli ultimi due articoli
sintetizzano la discussione del gruppo degli studenti universitari di ALFA e rappresentano
la base dalla quale partire per costruire le richieste da avanzare per l'attuazione
del diritto allo studio.
Il primo definisce il quadro di riferimento più generale, mentre il secondo indica una
riflessione sul metodo di studio. Volutamente si fa riferimento ad un caso individuale.
Gli articoli sono preceduti da un pensiero di Primo Levi sul "semplificare" che
rappresenta, per i giovani sordi in particolare, una necessità nel processo di
apprendimento ma a cui bisogna prestare molta attenzione per evitare un possibile
impoverimento della conoscenza.
Le richieste per un effettivo diritto allo studio rappresentano per i nostri ragazzi dei
servizi e dei supporti necessari per raggiungere il massimo livello di conoscenza di un
diritto al sapere che è di tutti.
Emi Bonadonna - Claudio Nizzetto
"Essere per imparare: il vivere se stessi a scuola"
Alla richiesta della FIADDA la nostra risposta è stata un progetto di ricerca per
andare ad ascoltare direttamente dai ragazzi sordi il loro punto di vista sulla scuola in
quanto ragazzi adolescenti, persone che stanno crescendo all'interno della scuola.
Il nostro interesse principale è quindi diventato la testimonianza diretta rispetto a
come i ragazzi si sentono a scuola, come la vivono emotivamente, quali responsabilità si
sono assunti rispetto al problema della sua scelta, quale libertà hanno guadagnato nel
corso egli anni rispetto ad essa ed anche rispetto alla propria famiglia.
Abbiamo intervistato ragazzi e ragazze dai 16 ai 21 anni che frequentano licei o scuole
professionali, con esperienze di successo scolastico, ma anche di difficoltà.
Abbiamo preparato una traccia di intervista che si divide in una serie di momenti lungo un
continuum. Il primo si riferisce ad oggi: chiediamo ai ragazzi di presentarsi, di dirci in
poche righe chi sono, cercando di andare oltre le banali informazioni anagrafiche per
dirci chi sono come persone, che cosa piace, che cosa no, che cosa desiderano, quali
qualità o difetti hanno.
Alcuni non hanno esitato a "raccontarsi", altri forse erano intimoriti o
imbarazzati a svelarsi, altri invece proprio "incapaci" a guardarsi dentro per
poter chiarire in poche righe chi erano.
Il secondo momento riguarda le ragioni della scelta della scuola che stanno frequentando.
La scelta delle scuole superiori è un momento importante, è la prima occasione in cui,
dopo gli anni precedenti in cui tutti i passaggi si susseguono quasi in automatico, i
ragazzi sono chiamati a dare un loro parere rispetto al loro futuro. Ci siamo accorti di
quanto la partecipazione diretta alla scelta del proprio cammino sia importante e spesso
determinante non solo dei risultati scolastici, ma anche e soprattutto della capacità in
generale di sapersi guardare dentro, di porsi in maniera critica rispetto alla realtà.
Abbiamo chiesto anche le esperienze più brutte o più belle della scuola media perché
senz'altro fattori determinanti l'andamento della scuola superiore
Nel terzo momento abbiamo cercato di fare "un viaggio dentro la scuola".
Volevamo conoscere come la scuola viene vissuta, quali materie piacciono di più, che cosa
le rende interessanti o assolutamente odiose, quali insegnanti sono bravi e quali di meno,
quali caratteristiche li rende interessanti o insopportabili. I ragazzi vogliono una
scuola interessante, vivace, dei professori che sappiano attualizzare quello che spiegano,
che coinvolgano la classe, che facciano anche studiare.
Sono risposte che non partono dal loro essere diversi, ma sono desideri di ragazzi che
sanno che cosa vogliono che sia la scuola. I ragazzi hanno anche voglia di fare fatica
purché ne valga la pena, purché si sentano stimolati, ascoltati e partecipi.
Al professore ripetitore che legge il libro di testo e che non si accorge che la classe
non partecipa e magari usa il voto come punizione, vogliono sostituire un professore che
da ciò che legge sul libro di testo sappia trarre spunto per ampliare l'argomento,
per attualizzarlo nel senso di renderlo un oggetto concreto di dibattito, sappia
interpretare il sapere, sappia trasmettere anche le emozioni.
Rispetto alla classe ed ai compagni i ragazzi si sentono inseriti o non inseriti non
perché sono sordi, ma perché hanno o non hanno argomenti in comune, esperienze e anche
sentimenti da condividere, fiducia e complicità. Stanno nel gruppo o ne sono esclusi non
perché hanno le protesi, ma perché sono complici di una sigaretta, perché hanno voglia
di aiutarsi nei compiti, possono condividere le stesse preoccupazioni, sono i compagni
degli svaghi fuori dalla scuola.
L'ultimo passaggio della nostra intervista ritorna di nuovo al presente. Di nuovo
chiediamo un giudizio rispetto alla scelta fatta. Sei contento?, se tornassi indietro
rifaresti lo stesso cammino?
Chiediamo anche rispetto a loro come persone in crescita quanto si sentono più grandi,
quanto si sentono più autonomi rispetto alla famiglia.
I ragazzi hanno parlato anche dell'insegnante di sostegno... le loro valutazioni una
prossima volta.
Marta Bonadonna
Sintesi dei lavori
Nei giorni 4 e 5 di Novembre si è svolto a Genova il primo Forum
internazionale dei giovani sul rapporto esistente tra la scuola media superiore,
l'università e l'handicap uditivo.
Hanno partecipato numerose autorità, quali il Direttore generale del Ministero della
Pubblica Istruzione, la Senatrice Maria Grazia Daniele, firmataria di una proposta per la
modifica del termine "sordomuto" in tutti i testi di legge, numerosi Presidi di
facoltà universitarie, fra cui quelle di Padova, Genova, Roma. Erano inoltre presenti i
rappresentanti di numerose Università ed Associazioni di volontariato estere.
Scopo dell'incontro è stato quello di preparare la base per eventuali ulteriori seminari
volti a formulare delle richieste concrete per migliorare l'inserimento dell'audioleso nel
mondo dell'istruzione superiore per poi inoltrarle direttamente al Ministero della
Pubblica Istruzione e alla Commissione delle Comunità Europee.
Inizialmente si sono ascoltate le singole esperienze degli studenti audiolesi provenienti
da numerose scuole ed università distribuite in tutto il territorio nazionale, per
confrontarle infine con quelle di alcuni studenti stranieri provenienti da università
belghe, inglesi e francesi. E' stato così possibile avere un quadro generale della
situazione didattica italiana nei confronti del disabile e del non udente in particolare.
Al termine di questo primo ciclo basato sulle testimonianze si è proceduto alla
formazione di due gruppi, di cui il primo formato da studenti delle scuole superiori e il
secondo da quelli universitari. Scopo della formazione dei due gruppi è stato quello di
agevolare il confronto per poi identificare le soluzioni ai nostri problemi che fossero,
d'altronde, soddisfacenti per tutti.
Per quanto riguarda le scuole medie superiori, si è convenuto che gli attuali servizi
forniti dai rispettivi Provveditorati ed Amministrazioni Provinciali, quali insegnanti di
sostegno in classe e a domicilio, siano pressoché sufficienti e che gli interventi
maggiori debbano consistere in una più incisiva sensibilizzazione del corpo docente nei
casi in cui vi sia una scarsa conoscenza dell'handicap.
Per quanto concerne il secondo gruppo, cioè quello formato da studenti universitari, il
dibattito si è fatto molto vivo ed istruttivo.
Il principale punto di contrasto è consistito nella non unanimità delle singole
proposte.
Alla fine si è convenuto nell'accoglierle tutte, così da garantire il diritto allo
studio in tutti i suoi aspetti.
Le proposte sono state inoltre elaborate cercando di tenere conto di tutti i tipi di
handicap e delle singole tipologie; per esempio sordi gestuali, sordi rieducati
all'oralismo, sordo-ciechi e quelli con altre disabilità abbinate, come disfasia,
disgrafia, dislessia, etc.
Il gruppo universitario ha stabilito che le difficoltà maggiori per lo studente audioleso
sono:
- impossibilità di ascoltare le lezioni in aula e di prendere appunti, che si rivelano il
più delle volte determinanti in quei corsi specialistici ove non vi siano testi esaustivi
per il superamento dell'esame; anche il ricorrere agli appunti dei propri compagni
talvolta non è sufficiente, in quanto spesso questi non riportano per intero il contenuto
delle lezioni. Inoltre l'affidarsi alla capacità altrui di prendere appunti per superare
l'esame è già di per sé fonte di insicurezza;
- rapporti difficoltosi o superficiali con i docenti a volte poco sensibili e non
disponibili ad eventuali chiarimenti in materia;
- presenza di alcune "barriere acustiche" nel superare alcuni esami, per esempio
dettati in lingua straniera, aule molto rumorose e affollate durante lo svolgimento
dell'esame che possono influire sul rendimento;
- mancanza di ausili e supporti didattici e scarsa accessibilità alle informazioni
riguardo i pochi servizi esistenti.
A questo punto si deve premettere che questi problemi variano in misura considerevole da
facoltà a facoltà, a causa di specifici aspetti, quali organizzazione, struttura,
livello di ammodernamento, tipo di corso e disponibilità dei singoli docenti.
Nonostante le ultime novità nell'ambito dei servizi universitari, quali l'introduzione
del Tutor come figura di riferimento per gli studenti all'interno delle università, si è
rilevato come questi servizi non siano corrispondenti alle nostre necessità. Infatti il
Tutor è una persona (professore o studente degli ultimi anni di corso o obiettore di
coscienza laureato) che svolge la sua attività in un ufficio come coordinatore,
orientatore e intermediario nei rapporti fra studente e docente.
A questo si è provveduto alla presentazione di una serie di richieste volte al
superamento di queste difficoltà:
1) Il Tutor:
- Prendendo in considerazione l'handicap uditivo nei vari suoi aspetti, appare pertanto
evidente la limitatezza del Tutor e la necessità di affiancare ad esso una nuova figura
che possa meglio agevolare lo studente audioleso nel prosieguo dell'iter universitario.
Questa persona dovrebbe essere un supporto tangibile e concreto a seconda delle necessità
dello studente; ad esempio potrebbe essere un interprete gestuale o orale, un
accompagnatore o semplicemente una persona incaricata di registrare, sbobinare e di
trascrivere integralmente le lezioni su un PC che le trasformerà nella forma più
conforme, quali stampati su carta, codici Braille per ciechi o semplicemente su video per
disabili motori.
2) Corpo docente:
- Sensibilizzazione del corpo docente attraverso corsi di aggiornamento sull'handicap e
sulla sordità. Questo dovrebbe possibilmente essere reso obbligatorio per tutti coloro
che sono avviati alla carriera universitaria.
- Possibilità di colloqui diretti fra docenti e audiolesi nel rispetto della persona e
nella garanzia della massima disponibilità di tempo e attenzione; si richiede inoltre che
il docente si renda disponibile a tenere, nei casi di effettiva necessità, delle lezioni
individuali, eventualmente con il supporto del Tutor.
3) Sussidi tecnologici e suggerimenti tecnico-didattici:
- Possibilità di registrare le lezioni su audio-cassetta oppure consentire l'uso di
decodificatori vocali, ove possibile.
- Predisposizione del campo magnetico in tutte le aule universitarie o in parte di esse.
- Garanzia di avere posti in prima fila con segnalazione di apposite targhette.
- Dotazione in tutte le aule, oltre alla lavagna tradizionale, anche e soprattutto di una
lavagna luminosa.
- Possibilità di fotocopiare i lucidi usati dai docenti durante le lezioni.
- Accessibilità alle dispense dei professori all'inizio di ogni anno accademico e
segnalazione in tempi rapidi di variazioni di programma mediante affissione.
Indicazioni delle parti più importanti del programma che meritano ulteriori
approfondimenti
Eliminazione dei dettati e sostituzione con fotocopie.
4) Sede di esami:
Garantire ottimali condizioni per lo svolgimento dell'esame, ad esempio con la
sostituzione dei dettati in lingua straniera con un testo scritto, oppure svolgimento
degli stessi in sede diversa meno affollata e caotica.
5) Altro:
Riduzione o esonero delle tasse universitarie, in funzione dell'invalidità civile e/o
reddito.
- Disponibilità di tutte le Università italiane che predispongono facoltà a numero
chiuso di una percentuale di posti riservati agli audiolesi. Infatti nelle facoltà a
numero chiuso i test di ammissione hanno come punto di riferimento l'uomo
"standard". Nel caso di un audioleso sarebbe ingiusta l'esclusione dalla
facoltà quando egli non ha saputo rispondere a un test in cui veniva chiesto il
significato di una metafora o di un modo di dire.
- Attuazione di progetti "Erasmus" per audiolesi presso Università straniere in
cui siano già predisposti sussidi per gli stessi.
- Possibilità di accedere a condizioni agevolate nella rete telematica Internet presso i
vari centri universitari
- Predisposizione all'interno dell'università di centri di documentazione/informazione
che raccolgano materiali riguardanti l'handicap e che siano accessibili a tutti.
- Garanzia di uno o due alloggi all'interno dei residence universitari dotati di
ausili per gli audiolesi (videocitono, suonerie luminose etc.) che studiano in facoltà di
città diverse da quella di origine.
- Massima divulgazione da parte di mass media della vita/esperienza universitaria degli
studenti disabili.
Ovviamente tutti questi ausili e servizi non sono validi per tutti i
casi di inabilità; dovrebbe essere data la possibilità di scelta al disabile di
usufruire dei servizi a lui più confacenti.
Tutto questo non significa che lo studente audioleso debba effettuare gli esami
"differenziati" cioè in forma ridotta rispetto a tutti gli altri, conseguendo
così una laurea "di serie B". Per agevolazioni si intende unicamente che,
laddove necessario, siano messi in atto quegli accorgimenti volti a superare le
difficoltà tecniche di comunicazione durante i corsi o durante lo svolgimento degli
esami. Lo studente audioleso pertanto non è una persona privilegiata; l'unico
accorgimento è che gli vengano dati i mezzi e i sostegni idonei per proseguire i suoi
studi, senza che questi debba ricorrere a sostegni esterni, per il semplice fatto di non
poter seguire le lezioni.
Per concludere si può ipotizzare che, se fossero realizzate queste richieste o parte di
esse, l'audioleso non dovrebbe più trovarsi in condizioni di inferiorità e che il
raggiungimento della laurea si baserà esclusivamente sul suo impegno, determinazione e
volontà.
Alberto Paoli
Ringrazio per la cortese e viva collaborazione Laura Marega di Pontelagoscuro (Fe)
Ciò che comunemente intendiamo per "comprendere" coincide con
"semplificare": senza una profonda semplificazione, il mondo intorno a noi
sarebbe un groviglio infinito e indefinito, che sfiderebbe la nostra capacità di
orientarci e di decidere le nostre azioni. Siamo insomma costretti a ridurre il
conoscibile a schema: a questo scopo tendono i mirabili strumenti che ci siamo costruiti
nel corso dell'evoluzione e che sono specifici del genere umano, il linguaggio ed il
pensiero concettuale...
Questo desiderio di semplificazione è giustificato, la semplificazione non sempe lo é.
E' un'ipotesi di lavoro utile in quanto sia riconosciuta come tale e non
scambiata per la realtà; la maggior parte dei fenomeni storici e naturali non sono
semplici, o non semplici della semplicità che piacerebbe a noi.
Primo Levi
Viaggio dentro la scuola
Le statistiche della "mortalità scolastica" dimostrano che in
Italia il numero di persone che proseguono la carriera scolastica dopo la scuola
dell'obbligo è molto basso se lo confrontiamo con altri Paesi CEE. Presentano indici
molto elevati di abbandono della scuola media superiore e diventano addirittura
impressionanti nel periodo dell'Università.
Noi che ci siamo ritrovati per confrontarci nella nostra esperienza universitaria e
cerchiamo di unire l'utile al dilettevole associando il nostro desiderio di conoscere
all'utilità effettiva del pezzo di carta che ha nome laurea. Siamo convinti, o
meglio, speriamo che il nostro attuale studio ci sia utile per un domani non molto
lontano, per un approccio migliore col mondo del lavoro e, forse, perché no, per avere un
posto di lavoro anche qualificato e gratificante.
Vediamo i nostri compagni dell'università che utilizzano questo periodo come area di
parcheggio in attesa che la situazione del mondo del lavoro migliori e le opportunità di
inserimento ritornino ad essere quantitativamente tali da accettare in modo automatico
chiunque.
Il nostro domani lo siamo "sudando" e pure "suderemo" quando, trovato
un posto di lavoro, dovremo passare dal teorico al pratico.
Oggi forse siamo visti come scansafatiche, perditempo, e forse è vero poiché è
difficile dedicare un impegno costante durante tutto il lungo percorso di studi.
Un altro elemento a effetto "ritardante" è la nostra giovane età che, specie
durante i primi anni, ci porta a voler conoscere il mondo, stare con gli amici,
chiacchierare con gli altri.
Non sono da sottovalutare inoltre le difficoltà oggettive che possono arrestare, sia pure
solo temporaneamente, il lungo cammino, ad esempio un esame particolarmente ostico.
Spesso nella vita quotidiana ci viene chiesto: "che cosa fai nella vita?"
E' una banalissima domanda, ma il "guaio" è quando noi altrettanto
banalmente rispondiamo: "per adesso studio".
Una risposta simile fa scattare in molti dei nostri interlocutori la molla che li induce a
pensare che siamo solo cercando di ritardare il più possibile l'ingresso nel mondo
del lavoro.
Ci guardano male in molti perché ci vedono, oltre che scansafatiche, anche indesiderosi
di entrare nella sfera, per così dire, adulta quale è ritenuta quella del lavoro, quella
sfera fatta di un rapporto continuo con gli altri, i colleghi ed il superiore con tutti i
suoi annessi e connessi.
Noi che siamo tuttora nell'ambiente "università" riteniamo di dover
difendere la nostra causa sostenendo che cresciamo anche studiando. Ci formiamo un
bagaglio culturale per noi stessi e per il nostro futuro. E' una decisione che
abbiamo preso volentieri: spontaneamente abbiamo scelto il nostro corso di laurea.
E' importante imparare a progettare passo per passo la propria vita nel mondo della
scuola e del lavoro dalla fase di scelta della scuola superiore, all'indirizzo
universitario, cercando e cogliendo le varie possibilità in modo critico in linea con le
attitudini, le caratteristiche personali ed i sogni di ciascuno di noi.
E' importante imparare a conoscere noi stessi, prendere coscienza dei nostri punti di
forza, delle aree in cui possiamo crescere e dei limiti che difficilmente potremo superare
se vogliamo avere i mattoni necessari per costruire un progetto che dia senso al nostro
futuro scolastico e professionale ed abbia buona possibilità di successo.
Le difficoltà non sono state poche per nessuno: lo studio all'università non è una
passeggiata. C'è un salto incredibile rispetto alla scuola superiore!
L'università richiede una notevole scioltezza nelle non poche scelte che ci pone. Si
tratta di scegliere bene la facoltà, pensare a come organizzare il piano di studio,
decidere quali corsi frequentare......
All'inizio ci siamo messi tutti le mani nei capelli, ma per fortuna la tenacia non ci
ha abbandonato! Come si fa a scegliere tra tutte quelle strade, prospettive e modalità
quando si ha appena terminato la scuola superiore che ci ha, per così dire servito tutto
"sul piatto d'argento" nel senso che non ci poneva alternative, una volta
scelto l'indirizzo!
Il pianeta università è stato, specie all'inizio, un bel groviglio perché oltre a
tutte le prospettive che ci pone, la solita burocrazia non è poco di ostacolo: bisogna
capire che cosa fare, come rispettare le modalità e scadenze per il piano degli studi,
per gli esami, correre da una parte all'altra e farci spiegare come fare e anche cosa
fare. In quelle situazioni la sordità ci è un po' di ostacolo.
Altra difficoltà è proprio lo studio in sé. Studiare non vuol dire solo comprare il
libro, leggerlo e ripeterlo, vuol dire anche andare a lezione... una parola!
Spesso finiamo per addormentarci e di conseguenza il rapporto con i docenti, per noi
audiolesi, è durante i colloqui che sono sempe molto vantaggiosi poiché oltre a spiegare
loro le nostre difficoltà oggettive, dimostriamo, almeno apparentemente, un notevole
interesse verso le loro discipline e questo ci torna poi molto comodo all'esame
(provare per credere!).
Bisognerebbe guardare allo studio, allo stesso modo di una piacevole lettura (che è
fondamentale per i non udenti), guardare insomma al libro come qualcosa di gradevole.
Studiare non è fare un banale immagazzinamento di nozioni; da ogni cosa che si studia si
deve acquisire il sapere, farne elemento personale. E' qualcosa che ci forma, oltre
ad informarci, che ci permette (con riferimento a noi audiolesi) di affrontare il mondo
afferrando meglio ciò che succede intorno a noi e di conseguenza riuscire alla meno
peggio a districarci dalle situazioni più disparate.
Sto palando dunque dello studio come qualcosa che oltre a costruirci in futuro ci aiuta
nella vita di ogni giorno.
Paola Oliva
Come progettare passo per passo la propria carriera universitaria.
Il caso di uno studente di Scienze dell'Informazione.
Si sottolinea che qui non è stato più di tanto focalizzato il problema
dell'handicap uditivo poiché si tratta di un elemento che varia da individuo ad
individuo e da come ciascuno di noi lo affronta.
Rispetto ai motivi che causano delle difficoltà nel momento dell'inserimento nella
facoltà è possibile fare soltanto alcune ipotesi. E' emersa la convinzione che i
motivi principali, prescindendo da inevitabili carenze dei docenti e degli studenti,
possono essere:
a) lo studente che si iscrive al corso di laurea in Scienze dell'Informazione non ha
un'idea sufficientemente chiara di quali siano le attività che un informatico potrà
svolgere nel mondo del lavoro e rimane più o meno deluso nelle proprie aspettative.
b) lo stesso studente non è sufficientemente informato sulle caratteristiche del corso di
studi che sta per intraprendere e si trova ad affrontare studi di matematica e fisica
d'insospettata difficoltà.
c) alcuni studenti ritengono che il corso di laurea in Scienze dell'Informazione sia
l'unica strada per chiunque voglia essere un utilizzare di calcolatori, mentre il suo
interesse reale non è per l'informatica in se stessa, ma piuttosto per gli impieghi
dell'informatica in altri settori disciplinari, quali ad esempio la matematica,
l'economia, la gestione aziendale, la fisica, la chimica, l'ingegneria meccanica
o civile, le scienze sociali e tanti altri che non è il caso di elencare.
Una delle caratteristiche del corso di laurea in Scienze dell'Informazione è
l'impostazione del biennio propedeutico che ha l'obbiettivo di fornire allo
studente una formazione culturale di base nei campi della matematica, della fisica ed
elementi base nel campo dell'informatica.
Un corso di questo tipo deve fornire al futuro laureato competenze come la capacità di
risolvere problemi e la capacità di astrazione, indispensabile nell'analisi dei
sistemi complessi.
In pratica, il primo biennio del corso di laurea ha contenuti matematici, fisici ed
informatici, mentre il secondo biennio fornisce un ulteriore approfondimento delle basi
scientifiche dei metodi matematici per il trattamento dell'informazione.
Questo spiega, perché nel corso di laurea in Scienze dell'Informazione sia richiesta
una solida preparazione matematica.
L'informatico non solo deve usare delle particolari teorie matematiche, ma anche deve
abituarsi a formulare modelli e procedimento risolutivi in un linguaggio preciso e non
ambiguo in altre parole deve saper svolgere un'attività tipicamente matematica.
Come affrontare lo studio: metodo di studio e pianificazione strategie.
E' necessario che lo studente si presenti fin dall'inizio dei corsi dopo
aver rivisto, o adeguato, la sua preparazione di matematica di base ed acquisito una
sufficiente dimestichezza nella lettura dei testi tecnici in inglese.
Per quanto riguarda la preparazione degli esami è bene sottolineare che lo studente si
abitui ad autogestirsi con molta responsabilità. Infatti per lo studente che proviene
dalle scuole medie superiori, abituato a sentisi controllato dagli insegnanti, mediante
compiti in classe, interrogazioni, pagelle e così via, l'ingresso
nell'Università dove i controlli avvengono quasi esclusivamente in sede d'esame
e quindi dopo tempi piuttosto lunghi, può creare l'errata sensazione di avere molto
tempo a disposizione. Questa sensazione induce lo studente a rinviare di giorno in giorno
l'inizio della preparazione degli esami con l'illusione che la frequenza più o
meno assidua alle lezioni sia sufficiente.
Lo studente si rende finalmente conto che le scadenze degli esami incombono, difficilmente
riesce a recuperare il tempo perduto e si presenta ai primi esami con una preparazione
affrettata ed insufficiente, compromettendo magari l'intera sessione estiva. E'
poi molto difficile preparare i nuovi esami, per cui l'errore iniziale, anche per
comprensibili problemi psicologici, può ripercuotersi pesantemente negli anni successivi.
Va consigliato perciò allo studente, anche con handicap uditivo, che desidera raggiungere
risultati soddisfacenti di:
a) frequentare fin dall'inizio tutte le lezioni, con costante attenzione, dedicando
tempo nel corso della giornata al riordino degli appunti, ad una revisione critica di
quanto è stato fatto, al chiarimento dei punti rimasti oscuri mediante discussioni con
colleghi, letture di testi, domande rivolte ai docenti;
b) partecipare con assiduità ed impegno a tutte le esercitazioni, nel corso delle quali
è possibile verificare e consolidare su problemi concreti le notizie teoriche acquisite;
c) pianificare gli esami da sostenere nelle varie sessioni, dedicando ovviamente
attenzione maggiore a quelli più prossimi, senza tuttavia rinunciare alle lezioni ed
esercitazioni relative ad altri corsi;
d) impegnarsi a fondo per tenere il ritmo annuale degli esami, ricordandosi che il rinvio
di un esame all'anno successivo provoca una catena di conseguenze per le difficoltà
che si incontrano nel seguire le lezioni di un anno e contemporaneamente preparare uno o
più esami dell'anno precedente.
e) non dare per scontate le nozioni che vengono illustrate a lezione. Questo invito è
particolarmente, nel caso del corso di laurea in Scienze dell'Informazione, rivolto a
certi studenti provenienti dal liceo scientifico che ritengono di conoscere più che a
sufficienza la matematica e la fisica e a certi studenti dotati del diploma di perito
informatico che ritengono di saperne già abbastanza di informatica. E' importante
utilizzare al meglio i servizi (lezioni, esercitazioni, tutorato, esami) che
l'università fornisce. Una rinuncia anche ad una sola parte di tali servizi equivale
quindi ad una riduzione delle possibilità che vengono offerte allo studente.
Rapporto individuale con l'informatica in continua evoluzione.
E' fuori dubbio che l'informatica ha avuto in questi ultimi anni uno
sviluppo velocissimo e che l'uso dei calcolatori si sta diffondendo in tutti i
settori delle attività umane.
L'esplosione dell'informatica nell'ultimo decennio, pur portando molti
vantaggi, ha creato anche degli squilibri nelle industrie, nelle aziende e negli uffici ma
ha anche fatto risentire il problema di aggiornarsi continuamente alle varie innovazioni
tecnologiche e teoriche.
Inoltre questa esplosione ha infatti trovato impreparati e mal equipaggiati gli utenti dei
sistemi informatici. Da qui l'esigenza di aggiornare per approfondire le varie
problematiche legate alla gestione e analisi dei sistemi informatici in relazione alla
realtà quotidiana del lavoro.
D'altra parte l'informatica, dal punto di vista teorico, ha acquisito un
"know-how" enorme, in crescita esponenziale e ha sovraccaricato l'iter
intellettivo globale perché si sono sorti nuovi problemi molto complessi e ancora da
risolvere.
In relazione a ciò sono state anche create nuove tecniche di risoluzione di questi
problemi "indecidibili" e quindi implica di fatto un supplemento dei propri
sforzi mentali nell'apprendere velocemente tali tecniche.
All'università abbiamo l'opportunità di apprendere e verificare da vicino
tutte queste nuove conoscenze. Costa una grande fatica a seguire il loro cammino
velocissimo, ma questa fatica è accompagnata da una immensa soddisfazione .
Per analizzare e seguire pienamente queste continue innovazioni tecnologiche e teoriche è
necessario l'ausilio dei testi, riviste specializzate e.... tanta voglia di
conoscere!!!
Giulio Scotto
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