PARLIAMONE


notiziario

I genitori ci scrivono

 

I am deaf, not stupid (parafrasando una pubblicità ...)

 

Sì, con questa dicitura dovremmo mandare in giro i nostri figli audiolesi perchè, tragico, ma vero, ancora per troppi sordità significa ritardo mentale, incapacità ...
Leggendo "Oltre l'ostacolo" di Valentina Paoli (recensito su "Parliamone" del sett. 96 e che vale proprio la pena di leggere) ho trovato queste frasi che ben illustrano la situazione "Sordo non è equivalente a ottuso o stupido come invece si tende a credere" e "Spesso la gente crede che una persona che ha qualche problema o a livello uditivo o che altro, sappia fare poco di tutto".
Ciò avviene specialmente a scuola. Non parlo tanto per l'esperienza di mia figlia (ma è solo questione di fortuna), quanto per quello che ho avuto modo di sapere parlando con alcuni genitori.
Non è il momento di dire basta? E' ora che in particolare gli insegnanti dei nostri ragazzi si rendano conto che il problema esistente e reale (la sordità e le sue implicazioni) deve essere affrontato utilizzando strategie specifiche, informandosi, attendendosi a piccole regole che rendano l'insegnamento "ad hoc".
Un esempio banale, tra i tanti raccolti: un insegnante giudica gravemente insufficiente un alunno sordo perchè questi non è in grado di seguire un dettato in lingua.
E' così difficile capire "a priori" che ciò non è possibile e verificare la competenza linguistica con un test più adatto al caso? O forse costa troppa fatica? Forse sì.
Però quanti insegnanti hanno scoperto che utilizzando metodologie "particolari" per casi "particolari" si sono arricchiti loro e tutta la classe?
Piero Angela, nel suo libro "Viaggi nella scienza" scrive:
"L'ambiente in cui viviamo è pieno di linguaggi che non comprendiamo. La difficoltà, molto spesso, non è nei concetti, ma nel modo in cui sono espressi. Con un buon "traduttore" diventiamo capaci di capire l'economia... l'arte ... la scienza. Il problema è di trasformare dei rumori in segnali... Utilizzando un codice adatto diventa possibile convertire brusii incomprensibili in linguaggi udibili e comprensibili" (N.B. questo testo non parla di ipoacusici, ma di noi tutti). Quanti, però, sono disposti a fare i traduttori? Comunque non è solo nella scuola che lo slogan va urlato. Anche in altre situazioni.
A me viene in mente quando seguo programmi sottotitolati e confronto lo scritto con il dialogo vero. Mi viene tanta rabbia! Vi sono frasi stravolte addirittura nel significato, forse per semplificarle, ma, ripeto, gli utenti sono sordi, non stupidi. L'uso del congiuntivo, poi, viene ignorato quasi sistematicamente (è vero che lo è anche nei giornali, nei discorsi di tante persone colte), ma a scuola viene insegnato "persino" ai sordi.
Rispetto ai sottotitoli sarebbe interessante sapere se queste carenze dipendono da una "strategia" dell'Ente o dalla pigrizia del singolo operatore.
Questa comunque è la realtà e va affrontata non solo dai nostri figli che di lotte da sostenere ne hanno tante, ma anche da noi genitori, in ogni ambito.
In tanti forse riusciremo a cambiare qualcosa nella mentalità di chi il problema lo risolve semplicisticamente (facendo l'equazione sordo = stupido) perchè non conosce la realtà o comunque l'affronta superficialmente.

Eliana Volpe Orefice


SOMMARIO di Parliamone n.10




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