PARLIAMONE


notiziario
Periodico trimestrale - Settembre 1996 - N. 9 Distribuzione gratuita ai soci
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Storie di ordinaria burocrazia


Quando si deve sostituire un DTS prima dei 7 anni regolamentari
"Ho avuto un problema con il mio DTS. Il tecnico dell'Amplifon al quale l'ho portato per la riparazione, dopo vari tentativi, mi ha detto che non era più riparabile. Il costo di un DTS nuovo è di circa 1.500.000. Devo ringraziare il Sig. Uberti perchè mi ha dato un DTS in sostituzione per evitarmi disagi. Per poter avere il nuovo apparecchio ho seguito il seguente iter:
- dichiarazione del tecnico di non riparabilità dell'apparecchio
- certificato del medico di base di sordomutismo
- richiesta del medico di base di visita del medico specialista
- richiesta del medico di base di un esame audiometrico. Ho fatto prenotare la visita e l'esame audiometrico alla USSL di pertinenza. Dopo 15 giorni ho potuto effettuare la visita. Dopo un'altra settimana ho fatto l'esame audiometrico.
Non riesco ancora spiegarmi perchè ho dovuto perdere due mezze giornate di lavoro in quanto sia la visita che l'esame audiometrico sono state effettuate presso la stessa USSL e con lo stesso medico.
Ho procurato alla USSL il certificato di invalidità oltre ad un certificato di residenza e alla fotocopia del tesserino sanitario.
Qui mi fermerei un attimo perchè, pur esibendo il tesserino sanitario, nessun impiegato della USSL aveva l'autorizzazione ad usare la fotocopiatrice per "uso improprio" e sono dovuto uscire di corsa ed andare in una cartoleria dove ho pagato 100 lire. Sono tornato alla USSL e ho fatto un'altra ora di ... coda. Poi sono tornato in Amplifon dove mi è stato consegnato un modulo per la richiesta di un nuovo apparecchio.
- Ho presentato poi tutta la documentazione all'Ufficio Protesi dell'USSL per l'autorizzazione.
Ho atteso tempi tecnici di commissione, un'altra settimana, e quando sono tornato il funzionario era assente e non c'era il sostituto.
- Sono tornato il giorno successivo: l'orario di apertura è alle 8,30, ma pur essendo il primo della fila sono stato ricevuto alle 9,15. Mi è stato detto che non avevo diritto alle scarpe ortopediche e quando ho fatto notare che sul computer compariva un nome diverso dal mio l'operatore si è scusato ma non ho potuto avere il timbro in quanto avrei dovuto consegnare prima il DTS guasto.
- Altra corsa in Amplifon e finalmente, sempre all'Ufficio Protesi USSL ho potuto consegnare il vecchio DTS dopo aver firmato un modulo di restituzione (da notare che il modulo di restituzione va firmato dal sordo che lo consegna e non dal funzionario che riceve l'apparecchio usato) ma finalmente ho avuto il mio bel foglio con tanto di bollo tondo.
- Dopo aver ritirato il DTS nuovo sono tornato alla USSL per il collaudo ma un altro funzionario mi ha detto che, dato che si tratta di sussidio protesico non personalizzato, il collaudo si intende implicitamente effettuato entro 10 giorni dal ritiro."
Questa bella storia ci viene riferita e documentata da un nostro giovane socio e confermata, quasi quotidianamente da altre telefonate che riceviamo in segreteria. Non si tratta quindi di una serie di incidenti di percorso o incomprensioni, ma riteniamo che questa sia la regola. Infatti sono molto pochi i casi che filano lisci e noi che siamo in trincea da tanti anni pensiamo che questi ultimi rappresentino le eccezioni.
Qualche settimana fa il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo di Alberto Trivulzio dal titolo "Quando la sanità è sorda con chi ci sente poco". La lettera del Sig. Giorgio Giorgetti, portatore di protesi acustica, conferma con qualche passaggio in più il calvario a sette croci di chi deve cambiare una protesi rotta.
Contenere la spesa pubblica evitando sprechi ed abusi è un dovere, ma è altrettanto doveroso garantire ai cittadini un servizio sanitario efficiente e non è possibile definire efficiente una burocrazia che costringe un sordo ad un black out acustico di un mese o più.
Facciamo anche notare che se il tempo è denaro sia il nostro socio che il Sig. Giorgetti hanno dovuto "sacrificare" alla burocrazia ben quattro giornate di lavoro.

Renata Paoli


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